Mt 21,28-32
È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Dinanzi alla vera luce che brilla, ognuno è responsabile del rifiuto di essa. L’altro si perde, ma per propria colpa. È sempre nostra la colpa e quindi la responsabilità della sua perdizione eterna, se ci sottraiamo nell’adempiere bene il nostro ministero dell’annunzio, del ricordo, dell’invito alla conversione e alla fede al Vangelo. Come San Paolo, ognuno di noi dovrebbe dichiararsi senza colpa dinanzi a Dio, sempre.
«Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.
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Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.
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Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.
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E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.
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E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”» (At 20,18-35).
Capi dei sacerdoti e anziani del popolo si dicono nella volontà di Dio, ma non la fanno. Per loro però rimangono sempre pubblici peccatori i pubblicani e le prostitute che si sono convertiti sentendo la predicazione di Giovanni il Battista. Questa verità vale anche per noi. Nessuno di noi è cristiano perché si è lasciato battezzare o perché osserva qualche regola cultuale. È vero cristiano chi vive di ogni Parola di Gesù. Di nome siamo tutti cristiani. Di obbedienza si è ben pochi. Giovanni il Battista non è però responsabile delle tenebre che avvolgono il suo mondo. Lui ha fatto tutto quanto gli è stato comandato dal Padre, nello Spirito Santo. Si è consacrato alla Parola di Dio.
Gesù ci ammonisce perché non cadiamo in un duplice falso giudizio: giustificare noi quando siamo fuori della volontà di Dio solo perché siamo battezzati, cresimati, consacrati diaconi, presbiteri, vescovi. Se io dicessi: “Sono presbitero, sono santo”, questo dovrebbe valere per ogni altra categoria di persone: “Sono battezzato, sono santo”. Solo il santo conosce il vero santo. Lui solo sa cosa è la vera santità e sa riconoscere quando un’anima è convertita oppure ancora vive nel suo peccato. Chi vive nel peccato, giudica trasgressori e peccatori anche i più grandi santi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci dal falso giudizio.
Commento a cura del Movimento Apostolico