C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Luca 2,36-40.
A volte mi sento come quella donna.
Anziana.
Anche se non lo sono.
Vedova.
Anche se non lo sono.
Non mi allontano mai dal tempio.
Con il cuore, gli occhi, il respiro.
Sono sempre dove sei tu.
Sei tu il mio tempio.
Anche se devo allontanarmi.
A volte mi sento come quella profetessa.
Anche se non ho da dire nulla.
Immersa in digiuni e preghiere come lei.
Anche se ogni tanto mangio e mi distraggo a guardare le persone, il paesaggio, le cose.
A guardarmi le mani.
Ho imparato a donarti tutto.
Sempre.
Anche senza preghiere.
A volte mi sento come quella donna.
Perché passo la vita ad aspettarti.
Sei venuta per andare al tempio.
Con il tuo bambino.
Ma non riuscite ad entrare.
Vi fermano.
Hanno da dirvi.
Hanno da vedere.
Hanno da lodare e pregare.
Aspettano da tanto.
Sei venuta per andare al tempio con il tuo sposo.
Non parlate.
Siete sempre interrotti.
Ascoltate.
Cose belle. Cose tristi.
Cose divine.
Cose importanti.
Parlano della vostra vita.
Di cosa sarà.
Di cosa avverrà.
Ascoltate, certo.
Ma avete una legge da adempiere.
Una casa cui tornare.
Un bambino da crescere.
Fate.
Tornate.
Vivete.
E lui diventa una meraviglia.
Tra le vostre braccia.
Nella vostra casa.
Di Don Mauro Leonardi