Prosegue la visita in Palestina ed Israele dei 16 vescovi europei e nordamericani, organizzata dall’Holy Land Cooperation (Hlc). Dopo essere entrati, domenica scorsa, con molte difficoltà nella Striscia di Gaza, dove hanno celebrato Messa ed incontrato alcune famiglie, i presuli si sono recati anche a Sderot, nell’insediamento ebraico raggiunto dai missili lanciati da Hamas, a contatto con le sofferenze delle popolazioni contrapposte in un conflitto che da oltre 60 anni non trova soluzione.
La testimonianza di mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo-Cortona-S. Sepolcro, al microfono della inviata in Terra Santa Lydia O’Kane della Radio Vaticana
R. – Io ho visto in Gaza un grande terremoto non provocato dalle forze della natura ma provocato dalla politica. I poveri hanno perso la loro casa, le persone non hanno niente… Siamo stati a visitare famiglie cristiane; mi hanno fatto molto riflettere due anziani costretti dal cancro ad avere problemi di strutture mediche e sono senza luce elettrica durante la notte; non possono raggiungere neanche le comodità normali di una casa. Il patriarca latino Fouad, con molta concretezza, ha distribuito un numero notevole di batterie delle macchine per poter caricare di giorno un po’ di luce per le emergenze notturne. La piccola comunità cattolica è retta da una famiglia religiosa nuova che ha difficoltà ma a Gaza sono gli unici che ci abitano; stanno accanto alla gente, proprio come dice Papa Francesco.
D. – Qual è il messaggio che lei vuole portare agli italiani?
R. – Un impegno per la pace. Mi sono venuti in mente i santi martiri di Otranto, i martiri idruntini. All’inizio del ’500 c’era una grande discussione tra i potenti di allora: la Spagna, la Francia, il Papato discutevano come poter risolvere il problema dei turchi che infestavano le nostre coste. E mentre questa discussione andava avanti all’infinito una flotta turca arrivò in terra di Otranto e uccise tutta la popolazione perché questa rifiutò di aderire all’islam. Credo che dobbiamo discutere di meno, agire di più, perché è proprio vero quello che si dice in terra musulmana: Gerusalemme è la madre di tutte le guerre. Se noi aiutiamo Israele ad avere sicurezza, i palestinesi a vivere da uomini liberi nella loro terra e a porre fine a questo terribile conflitto che crea difficoltà, saremo benedetti da Dio!
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