All’udienza generale, tenuta in Piazza San Pietro, il Papa, dopo aver riflettuto nei mercoledì precedenti sulle figure della madre e del padre, nella sua catechesi sulla famiglia, ha parlato dei figli. Ha preso anzitutto spunto da una “bella immagine” di Isaia: «I tuoi figli si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (60,4-5a). “E’ una splendida immagine – ha detto – un’immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che camminano insieme verso un futuro di libertà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione come – a quel tempo – è stata quella storia che erano lontani dalla patria. In effetti, c’è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni. Questo dobbiamo pensarlo bene, eh? C’è un legame stretto fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni”.
Di seguito riportiamo il testo integrale con l’aggiunta dei commenti a braccio:
Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
dopo aver riflettuto sulle figure della madre e del padre, in questa catechesi sulla famiglia vorrei parlare del figlio o, meglio, dei figli. Prendo spunto da una bella immagine di Isaia. Scrive il profeta: «I tuoi figli si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (60,4-5a). E’ una splendida immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che camminano insieme verso un futuro di libertà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione.
In effetti, c’è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni.La gioia dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori. No, no! I figli sono un dono. Capito? I figli sono un regalo. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo.
Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché è bello, sano, buono; non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera.
Di qui viene anche la profondità dell’esperienza umana dell’essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci. E’ la bellezza di essere amati prima: prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo! Essere figli è la condizione fondamentale per conoscere l’amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo. Nell’anima di ogni figlio, per quanto vulnerabile, Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere.
Oggi sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro. I padri – lo accennavo nelle precedenti catechesi – hanno forse fatto un passo indietro e i figli sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti. Possiamo imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi. Il Padre celeste non fa passi indietro; vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti.
I figli, da parte loro, non devono aver paura dell’impegno di costruire un mondo nuovo: è giusto per loro desiderare che sia migliore di quello che hanno ricevuto! Ma questo va fatto senza arroganza, senza presunzione. Dei figli bisogna saper riconoscere il valore, e ai genitori si deve sempre rendere onore.
Il quarto comandamento chiede ai figli – e tutti lo siamo! – di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Questo comandamento viene subito dopo quelli che riguardano Dio stesso.Infatti contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica del quarto comandamento si aggiunge: «perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà». Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore,destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa.Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va! La generazione dei figli dev’essere responsabile, come insegna anche l’EnciclicaHumanae vitaedel beato Papa Paolo VI, ma avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile.La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce! I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezzamento dei suoi doni. L’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza.A questo punto Papa Francesco ha chiesto a tutti di pensare in silenzio ai propri figli e ai propri genitori. Poi ha chiesto al Signore di benedire figli e genitori
Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo, ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l’essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c’è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio; e viverlo, nella fede, in perfetta letizia.
Grazie Papa Francesco…..grazie Gesù che ce lo hai dato!! *** anche se… ci sono mamme buone e mamme cattive, mamme che non avrebbero dovuto fare le mamme, mamme che sono nate per fare le mamme, mamme che lo vogliono più di ogni altra cosa e non possono fare le mamme, mamme che abbandonano i figli, mamme che non vogliono fare le mamme, ci sono mamme e MAMME !
Grazie Papa Francesco…..grazie Gesù che ce lo hai dato!!
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anche se… ci sono mamme buone e mamme cattive, mamme che non avrebbero dovuto fare le mamme, mamme che sono nate per fare le mamme, mamme che lo vogliono più di ogni altra cosa e non possono fare le mamme, mamme che abbandonano i figli, mamme che non vogliono fare le mamme, ci sono mamme e MAMME !