Ai cristiani in Iraq “non resta molto tempo”, se non sarà attuata un’azione militare diretta sul terreno perché i raid aerei “non bastano” per sconfiggere le milizie del sedicente Stato Islamico. È quanto ha affermato l’arcivescovo caldeo di Erbil (Kurdistan irakeno) mons. Bashar Warda, intervenendo al Parlamento di Londra. Il prelato ha “implorato” i governi occidentali affinché schierino truppe sul campo, unica via per battere i jihadisti e consentire ai cristiani – fuggiti da Mosul e dai villaggi della piana di Ninive – di tornare nelle loro abitazioni. Il governo britannico – riferisce l’agenzia AsiaNews – ha assicurato che gli sforzi per combattere gli islamisti sono “globali”.
Chiesta solidarietà per i profughi cristiani iracheni
L’intervento a Westminster di mons. Warda si inserisce nel contesto di una visita dell’arcivescovo caldeo di Erbil in Gran Bretagna, per perorare la causa dei profughi cristiani irakeni vittime delle violenze islamiste. Dopo il discorso alla Camera, il presule ha avuto un altro intervento al Sinodo generale della Chiesa anglicana.
Mons. Warda auspica un intervento militare di terra
Nell’ultimo decennio, ha spiegato il prelato, il numero dei cristiani è “drammaticamente crollato” rispetto agli 1,4 milioni dai tempi della dittatura di Saddam Hussein. “Da cattolico, trovo molto difficile fare queste affermazioni” ha sottolineato mons. Warda, ma “auspico un’azione militare, perché non c’è ad oggi altra via” per risolvere la situazione. “Vi prego di considerare – ha aggiunto, facendo riferimento alle truppe britanniche – di concentrare la vostra attenzione sulla necessità di un’azione militare”.
I jihadisti dell’Is peggiori dei talebani afghani
Per il vescovo caldeo la situazione in Iraq “è peggiore di quanto è successo in Afghanistan” sotto i talebani, con un numero sempre crescente (in particolare fra i giovani) di persone che “vogliono combattere fra le fila di Daesh”, il nome arabo dello Stato islamico. Negli ultimi tempi i vertici della Chiesa caldea e i leader cristiani irakeni riconoscono, con sfumature diverse, la necessità di un intervento militare contro i jihadisti, anche se si tratta di una “soluzione spiacevole”. Al contempo il patriarca, i vescovi e i sacerdoti moltiplicano gli appelli alle famiglie cristiane, perché non abbandonino il Paese svuotandolo di una presenza minoritaria ma significativa per lo sviluppo dell’intera nazione.
Fonte. Radio Vaticana