«Bisogna proibire la sculacciata?»: se lo chiede il quotidiano cattolico francese «La Croix», e non è una provocazione semiseria ma il titolo col quale il giornale ha aperto a tutta pagina la sua edizione di mercoledì 4 marzo, nel giorno in cui la Francia era attesa dal giudizio sul tema nientemeno che del Consiglio d’Europa.
Il verdetto ha rispettato i pronostici: il Comitato europeo per i diritti sociali dell’organismo che riunisce 47 Paesi del continente ha raccomandato alla Francia di dotarsi di una legge che proibisca esplicitamente e condanni la sculacciata e ogni altra punizione corporale nei confronti dei minori. Il Comitato – lo stesso, per capirci, che nel maggio 2014 aveva rampognato l’Italia perché la legge 194 riconosce il diritto all’obiezione di coscienza – ha sancito che Parigi non rispetterebbe l’articolo 17 della Carta sociale europea perché non ha nel proprio ordinamento «un divieto chiaro, vincolante e preciso delle punizioni corporali».
A chiedere la condanna della Francia era stata l’ong britannica Approach (Associazione per la protezione di tutti i bambini), che ha presentato ricorsi per lo stesso motivo anche contro l’Italia e altri cinque Stati membri del Consiglio d’Europa (Irlanda, Slovenia, Repubblica Ceca, Cipro e Belgio). La decisione nei confronti dell’Italia è attesa entro maggio, ma se ne può già facilmente immaginare l’esito: agli occhi del Consiglio d’Europa il nostro Paese ha infatti il “torto” di essere fermo a una sentenza con la quale la Corte di Cassazione, nel 1996, ricordava che non si possono percuotere i bambini dando peraltro semplicemente un’interpretazione completa dell’articolo 571 del Codice penale che sanziona l’«abuso dei mezzi di correzione o di disciplina» definendolo come reato: «Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi». Aggravanti sono previste «se dal fatto deriva una lesione personale» o addirittura «la morte».
Insomma, altro è un «abuso di correzione», altro una semplice sculacciata. Ma a Strasburgo non lo sanno, convinti come sono che l’educazione vada regolamentata per legge e che il buonsenso dei genitori (e il rispetto per i figli) non sia più una bussola affidabile.
Oggi sono 27 i Paesi del Consiglio d’Europa che dispongono di una legge che proibisce ogni tipo di punizione corporale sui bambini. Il primo a dotarsi di una normativa in materia fu la Svezia nel 1979, ma nei soli anni tra il 2000 e il 2007 una ventina di Paesi ne hanno seguito l’esempio, dalla Germania alla Spagna. Una normativa analoga vige anche in 17 Paesi extra-europei, tra i quali 6 africani (incluso il Sud Sudan) e quasi tutta l’America Latina.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire