Un lavoro bellissimo, malpagato, che non è solo trasmissione di nozioni, ma una relazione. Il Papa ha parlato così dell’insegnamento durante l’udienza in Aula Paolo VI a circa duemila membri dell’Uciim, l’Unione cattolica insegnanti, che quest’anno festeggia i 70 anni di attività. “In una società che fatica a trovare punti di riferimento, i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo”, ha aggiunto Francesco esortando gli educatori ad andare nelle “periferie della scuola”, per non abbandonarle “all’emarginazione, all’ignoranza e alla malavita”. Paolo Ondarza per la Radio Vaticana:
Insegnanti malpagati: è un’ingiustizia
Un incontro tra colleghi in Vaticano. Il Papa infatti si è rivolto così agli esponenti dell’Uciim ricevuti in udienza, ricordando le “belle giornate passate da insegnante in aula con gli studenti” in Argentina:
“Insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti sono malpagati. Perché non è soltanto il tempo che spendono lì per fare scuola, poi devono prepararsi, poi devono pensare ad ognuno degli alunni: come aiutarli ad andare avanti. E’ vero, è un’ingiustizia (…) E’ un lavoro bellissimo, malpagato: è un po’ come essere genitori, almeno spiritualmente. E’ anche una grande responsabilità!”.
Insegnante può essere solo una personalità matura ed equilibrata
Un impegno serio l’insegnamento, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere: ma non si è soli: il lavoro – spiega il Papa – è condiviso con i colleghi e l’intera comunità educativa. Fondata da Gesualdo Nosengo nel 1944, quando l’Italia era ancora in guerra, l’Uciim – ricorda Francesco – ha fatto tanta strada: ha “contribuito a far crescere il Paese, a riformare la scuola, a educare generazioni di giovani” con “quell’entusiasmo e disponibilità che la fede nel Signore dona” rispondendo ai comandamenti: ama il Signore Dio tuo e ama il tuo prossimo:
“Ci possiamo domandare: chi è il prossimo per un insegnante? Il ‘prossimo’ sono i suoi studenti! È con loro che trascorre le sue giornate. Sono loro che da lui attendono una guida, un indirizzo, una risposta – e, prima ancora, delle buone domande!”.
Necessarie relazioni umane per una qualificata istruzione
Discussioni e posizioni riduttive spesso oscurano la “giusta idea di scuola” che invece – esorta il Santo Padre – l’Uciim è chiamata a illuminare: la scuola, statale o non, è fatta di “valida e qualificata istruzione”, ma anche di relazioni umane”:
“Dovete insegnare non solo i contenuti di una materia, ma anche i valori della vita e le abitudini della vita. Per imparare i contenuti è sufficiente il computer, ma per capire come si ama, per capire quali sono i valori e quali abitudini sono quelle che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante”.
Amare con maggiore intensità gli allievi più difficili e più deboli
La scuola non è solo trasmissione di conoscenze tecniche, sebbene sia importante aggiornare le competenze professionali, ma luogo di costruzione di relazioni educative in cui ogni studente “deve sentirsi amato e accolto con tutti i suoi limiti e potenzialità”. Di qui il duplice appello alla scuola a diventare riferimento positivo in una società che fatica a trovare punti di riferimento e agli insegnanti cristiani ad andare nelle periferie della scuola, “che non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza e alla malavita”:
“Il dovere di un buon insegnante – a maggior ragione di un insegnante cristiano – è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? E ce ne sono alcuni che fanno perdere la pazienza, ma quelli dobbiamo amare di più! Quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola”.
Educatori credibili
Servono educatori credibili, testimoni di un’umanità matura e completa, constata Francesco esortando gli insegnanti a guardare a grandi figure, come don Bosco e a rinnovare con speranza e fiducia nella vita la “passione per l’uomo nel suo processo di formazione”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana