Papa Francesco porterà a Napoli speranza, coraggio e dignità: è quanto afferma il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo della città che domani accoglierà il Pontefice. Alessandro Guarasci ha chiesto al porporato il significato di questa visita pastorale:
R. – È un segno di predilezione, di amore, un’attenzione particolare che il Papa, fin dal primo momento, ha espresso quando è stato invitato a visitare Napoli. Il Papa conosce bene anche le contraddizioni presenti nella nostra realtà, dove c’è miseria e benessere, arretratezza e sviluppo, dove c’è una grande fede, una fede viva, e però ci sono anche forme di indifferenza…
D. – State pensando a un’accoglienza particolare, qualche sorpresa, per Papa Francesco?
R. – Il Papa fa una visita pastorale, non viene a Napoli per una ricorrenza oppure una circostanza: viene per incontrare tutti. Da Scampia, dove ci sono professionisti, rappresentanti della legalità, della cultura, ma anche e soprattutto i poveri, i migranti, i rom, i clochard, il mondo del lavoro; e poi sì, i sacerdoti, gli ammalati, i giovani… Alla fine, soprattutto, prima della partenza del Papa, sul lungo mare di Napoli ci sarà una bella festa dei giovani, che gli rivolgeranno delle domande e avranno un dialogo – così come sa fare il Papa – molto fitto, molto forte con lui.
D. – Papa Francesco saprà sicuramente cogliere sofferenze e speranze di questa città. Napoli – lo sappiamo – sta vivendo una forte crisi occupazionale: la dottrina sociale della Chiesa può dare un concreto aiuto in questo senso?
R. – Da tempo anche noi vescovi ci siamo interrogati su questa crisi gravissima, che è soprattutto occupazionale e che riguarda soprattutto i giovani, per cercare di dare una risposta a questa situazione. Una crisi che prende naturalmente le famiglie che non sanno come arrivare a fine mese, una crisi che prende i negozianti… Ecco, in tutta questa realtà bisogna partire da Cristo, e quindi bisogna dare anche una formazione. Noi, come Chiesa di Napoli, da alcuni anni abbiamo messo la Dottrina sociale della Chiesa a fondamento della educazione e formazione nelle varie parrocchie, nei vari decanati e anche a livello diocesano.
D. – La sosta in mattinata a Scampia potrà in qualche modo segnare una svolta per quel quartiere?
R. – Io credo di sì, soprattutto perché Scampia si aspetta appunto questo incoraggiamento e questa speranza. Diceva Giovanni Paolo II: “Riorganizzare la speranza”; noi abbiamo detto: “Fare largo alla speranza”. Siccome in questo quartiere non ci sono solo cose brutte, ma anche tante potenzialità, io credo che la venuta del Papa costituirà certamente un impulso forte a cambiare e a ridare dignità a questa nostra gente. E’ un quartiere di circa 70.000 abitanti che aspettano dalla parola del Papa un motivo per riprendersi.
Fonte. Radio Vaticana