RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MARTEDI’ – Gesù è insieme frutto di Dio e dell’umanità, perché nella sua persona Egli è vero Dio e vero uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità. Poiché frutto vero di Dio e dell’uomo, anche l’uomo è chiamato a cooperare per la sua nascita. Un uomo e una donna vengono chiamati a collaborare con Dio. Maria e Giuseppe. Sappiamo che Maria fu chiamata direttamente da Dio attraverso l’Angelo Gabriele e il suo sì è stato immediato. Giuseppe invece non fu chiamato in modo diretto, ma indiretto. Fu messo dinanzi al fatto compiuto del concepimento verginale della sua sposa, senza però che lui sapesse nulla. Ignora il mistero, deve però collaborare per la realizzazione di esso.
Giuseppe è uomo giusto. Non vuole esporre la Vergine alla lapidazione. Trova una soluzione umana, che è buona in se stessa, ma non rispetta però la volontà di Dio. Non è la soluzione secondo il disegno divino di salvezza. Ma è sempre così. Partire dalla propria mente, anche se perfetta, e partire dalla mente di Dio, non è la stessa cosa. Vi è un abisso nelle soluzioni. Quelle della nostra mente sono secondo la carne, anche se buone e giuste. Quelle che vengono dalla mente di Dio sono di vera salvezza, non solo per noi, ma per tutto il genere umano.
Giuseppe deve passare dalla giustizia all’obbedienza. Poiché questo passaggio è impossibile che si compia per vie naturali – l’uomo è incapace naturalmente a percorrere questa via – Dio necessariamente deve intervenire e chiede all’uomo si accogliere il mistero nella sua vita e di consegnarsi totalmente, senza alcuna riserva ad esso. Maria non dovrà essere licenziata in segreto, ripudiata con atto nascosto agli occhi del mondo. Dovrà essere invece accolta come vera sposa, con lei celebrare nozze sante, ma rispettando il suo mistero che è di eterna verginità. Giuseppe dovrà rinunciare al desiderio di essere padre secondo la carne, perché dovrà essere padre, vero padre, secondo lo spirito. Darà a Gesù la discendenza regale.
Per natura l’uomo è incapace di obbedire alla storia della salvezza, divenendo parte di essa, costruttore attraverso il dono della sua vita del mistero di redenzione che sempre il Signore vuole attuare con la creatura fatta da Lui a sua immagine e somiglianza. La storia da sola non basta, occorre la rivelazione, la Parola che gli comunica la vocazione da realizzare, attuare, compiere. Alla Parola ascoltata l’uomo può rispondere con la perfetta obbedienza, oppure rinchiudendosi nella sua carne e rifiutando il dono di sé al suo Dio e Signore. Nel sì pieno e duratura diviene parte del mistero ed opera la salvezza. Nel suo no, l’uomo si esclude dal mistero e in nessun modo potrà cooperare con Dio per la salvezza di se stesso e dei suoi fratelli.
Come a Giuseppe, ad ognuno di noi è chiesto di aprirsi alla vera rivelazione di Dio, a non camminare solo con la propria mente e il proprio cuore. La giustizia naturale non produce salvezza divina, eterna, universale. È questa oggi la più triste delle povertà dell’uomo: la sua chiusura nel suo guscio umano, l’essere lui divenuto impermeabile ad ogni luce divina che Dio sempre fa scendere sopra di lui. Se non apriamo il cuore e la mente alla luce di Dio, saremo condannati a rimanere ai margini del mistero. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri figli della luce.
Movimento Apostolico