Una preghiera corale perché la vita sia sempre tutelata e mai scartata si è levata ieri da diversi Paesi del mondo. Roma, Nazaret, i Santuari mariani di Fatima, Lourdes e Guadalupe, e alcune altre città si sono infatti strette in un abbraccio orante in occasione del 20° anniversario della pubblicazione dell’enciclica di san Giovanni Paolo II Evangelium vitae.
«Nel giorno in cui facciamo memoria dell’Annunciazione, siamo qui, uomini e donne, accomunati dall’amore per la vita, dalla passione per difenderla, dal sogno di vederla crescere per tutti», ha detto monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, che ha presieduto la Messa con cui si è conclusa la Veglia internazionale promossa dal dicastero vaticano. «Dare la vita: questo è il martirio di cui abbiamo bisogno oggi», ha aggiunto Paglia citando Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador che il 23 maggio sarà beatificato e che definiva le mamme «martiri quotidiane». A noi, ha osservato, «è chiesto di imitare Maria che rinunciò al suo piccolo sogno per dire “sì” al grande sogno di Dio». «Il legame tra la data dell’anniversario dell’enciclica e il Sinodo che si svolgerà ad ottobre – ha poi rilevato – è provvidenziale: è un segno per ricomprendere la vocazione che ogni credente e ogni famiglia hanno di far crescere la vita per tutti e di farla crescere in abbondanza».
Le madri in difficoltà, quelle che hanno subito la ferita dell’aborto, ma anche i genitori e il personale sanitario coinvolto, i bimbi non nati, i volontari e le realtà ecclesiali che lavorano a favore della vita, sono stati ricordati durante la recita del Rosario che ha preceduto la Messa. La preghiera alla Vergine si è intrecciata con le voci di alcuni testimoni. Come Martina che a 17 anni ha scoperto di essere incinta: «Volevo liberarmi di quello che ritenevo uno stupido errore.
Ma quando la persona con cui avevo concepito quel bimbo mi chiese quanti soldi servivano per abortire mi sono sentita morire e ho pregato Dio di aiutarmi», ha raccontato la ragazza che, con il sostegno della famiglia e del Centro di aiuto alla vita di Roma, ha potuto dare alla luce Daniel e oggi, a 28 anni, è felicemente sposata con un giovane che le ha dato altri due figli. «Nel suo impegno per la vita, la Chiesa non condanna ma stende le mani con misericordia e speranza per sollevare dalla disperazione chi ha pensato di abortire e chi lo ha fatto», le ha fatto eco don Frank Pavone, direttore di Priest for life. «Occorre guardare la vita nella sua profondità, scoprendo in ogni persona l’immagine del Creatore», ha sottolineato Paola Pellicanò dell’Associazione Donum vitae.
Il ringraziamento per il dono di ogni esistenza umana, sacra dall’inizio alla fine, ma anche la volontà di continuare ad impegnarsi – nel cammino tracciato dall’Evangelium vitae – per diffondere la cultura della vita nell’educazione, nella catechesi, nella solidarietà e nel sociale hanno fatto da filo rosso alla Veglia che si è svolta, non a caso, nella splendida cornice della Basilica di Santa Maria Maggiore, la prima al mondo ad essere dedicata a Maria.
Un luogo particolarmente significativo dove tante opere raccontano – come hanno spiegato Flavia Vanni, Gabriele Clementi e Monica Giri – la bellezza della vita accolta e donata: l’arco posto al di sopra del baldacchino i cui mosaici narrano gli episodi salienti dell’infanzia di Gesù, il presepe realizzato da Arnolfo di Cambio, la Culla che secondo la tradizione conserva i frammenti della mangiatoia e “L’adorazione dei pastori”, dipinto di Francesco Mancini.
Di Stefania Careddu per Avvenire