Grande corteo nelle strade della capitale tunisina a undici giorni dall’attentato al Bardo che ha ucciso 22 persone. Presenti leader internazionali, tra cui Renzi e Hollande.
Erano decine di migliaia le persone scese ieri in piazza, a Tunisi, per la marcia contro il terrorismo. Slogan dell’iniziativa era “Il mondo è il Bardo”, in riferimento alla strage di undici giorni fa nello storico museo, dove tre terroristi hanno ucciso 22 persone (contando anche la turista francese, Huguette Dupeu, deceduta nella notte tra sabato e domenica per le ferite riportate).
Il corteo è partito intorno alle 11 ora locale da Bab Saadoun. Giunti all’altezza del Parlamento i manifestanti hanno intonato l’inno nazionale; davanti al Bardo si è tenuta poi la cerimonia di scopertura di una stele commemorativa con i nomi delle persone che hanno perso la vita nell’attacco, tra cui quattro italiani.
La marcia ha visto una grande partecipazione di leader della comunità internazionale: il presidente francese Francois Hollande, quello palestinese Mahmoud Abbas, il polacco Bronislaw Komorowksi, il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba. Presente anche il premier Matteo Renzi, accompagnato dalla presidente della Camera Laura Boldrini e una delegazione della Commissione esteri della Camera, presieduta da Fabrizio Cicchitto.
“La Tunisia non è sola”, ha detto Renzi al termine della Marcia, “siamo qui accanto alle autorità tunisine per dire che non la daremo vinta ai terroristi e continueremo a combattere per gli ideali di pace, libertà e fraternità ovunque”. “Ciò che è accaduto – ha aggiunto il premiere – è una ferita terribile e drammatica che squarcia anche la storia di alcune famiglie italiane. Quando ho accolto le salme delle vittime ho visto nei loro cari un dolore inesprimibile”.
Da parte sua il premer tunisino, Habib Essid, ha annunciato che il terzo uomo del massacro del museo è rimasto ucciso in un blitz anti terrorismo delle forze di sicurezza, nella regione meridionale di Gafsa. Morti anche altri otto miliziani islamisti. Il terrorista si chiamava Khaled Chaib, conosciuto anche come Lokman, leader del gruppo jihadista locale Okba Ibn Nafaa la cui roccaforte è nelle montagne Chaambi al confine con l’Algeria.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Zenit