In Qatar, sarebbero circa 1.200 gli operai morti negli ultimi due anni per la costruzione degli impianti per il Campionato del mondo di calcio del 2022. La denuncia è del Sindacato Europeo degli Edili che parla di “sostanziale schiavitù e sfruttamento” di persone per le condizioni di lavoro a cui sono costretti i lavoratori immigrati nell’emirato arabo. Per lo più provenienti da Paesi poveri dell’Asia. Alla denuncia, le Istituzioni sportive e politiche, internazionali e nazionali, matengono il silenzio sulla vicenda. Luca Collodi, per la Radio Vaticana, ne ha parlato con Domenico Pesenti, presidente della Federazione sindacale europea degli Edili e segretario nazionale della Filca-Cisl in Italia:
R. – Sono lavoratori che accettano qualsiasi lavoro perché vengono da Paesi poveri. Accettano un sistema di assunzione che prevede che consegnino i loro documenti di viaggio e, di fatto, da lavoratori diventano schiavi delle imprese per cui lavorano. E non hanno nessun diritto. Non c’è nessuna associazione che li rappresenti e questo permette alle imprese di sfruttarli. Ed è veramente tragico che per costruire degli stadi che si trasformeranno in una festa mondiale, ci siano persone schiavizzate nel lavoro.
D. – Il Sindacato europeo Edili che cosa cerca di fare per limitare una situazione di sfruttamento della povertà?
R. – Noi abbiamo già fatto due visite in questi cantieri per cercare di sollecitare il governo locale, del Qatar, a intervenire per garantire libertà e soprattutto i diritti fondamentali sulla sicurezza del lavoro. Ma abbiamo anche scritto al nostro governo, abbiamo scritto alla Fgci, abbiamo scritto alla Federazione internazionale del calcio… Purtroppo, nessuno ci ha dato risposta. Per questo, domani noi faremo un presidio davanti alla Federazione gioco calcio italiana per sollevare questo problema, perché sembra veramente incredibile che tutti facciano orecchie da mercante rispetto a un problema così grave e tragico.
D. – In due anni di lavoro, 1.200 morti…
R. – Abbiamo trovato una situazione di persone chiuse dentro i cantieri o negli alloggi di fortuna…. Poi, ci sono alcune imprese che magari sono un po’ più attente, ma sono normalmente imprese europee, altre invece che sfruttano in pieno la possibilità data dalla legislazione locale. Noi riteniamo che in questi 1.200 morti, di cui si dice che tanti siano morti per infarto, siano dovuti alle condizioni di lavoro. Ma il rischio è che, prima della fine dei lavori, questi 1.200 diventino 4-5 mila persone, morte per fare un gioco…
D. – La Fifa è al corrente di questa situazione?
R. – La Fifa è al corrente. Sia il Sindacato internazionale, sia noi abbiamo scritto lettere per segnalare queste condizioni. Ma anche lì, non abbiamo ricevuto risposte.
D. – Come vive un operaio che lavora negli impianti dei Mondiali di calcio in Qatar?
R. – Lavorano chiusi nei loro cantieri, non possono uscire. Vivono in baracche con i propri documenti in mano alle imprese, perciò sono veramente come in uno stato di prigionia.
D. – Quanto vengono pagati?
R. – Questo è difficile saperlo perché sono notizie che tengono riservate, ma vengono pagati alla fine. Come sindacato sappiamo anche di casi in cui al momento di riscuotere le loro retribuzioni, non vengono pagati e non possono ribellarsi perché non hanno documenti. Sono veramente in stato di schiavitù.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana