In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Marco 10,46-52
Questo devo imparare a fare.
Quando non ti vedo.
Imparare a chiamarti.
Imparare a dire forte il tuo nome.
Questo devo imparare a fare.
Quando non ti vedo.
Imparare a sentirti.
Come cieca.
Quando non ti vedo, ti sento.
Sento sulla pelle.
Sento nell’aria che mi entra.
Che tu sei con me.
Vicino.
Davanti.
Amore mio, quando non ti vedo.
Chiamami.
Vieni.
Non sgridatemi.
Io urlo.
E non mi farete tacere.
Grido.
E non abbasserò la voce.
Se non riesco a vederlo.
Non posso placarmi.
Ho bisogno della sua pietà.
Con lui non devo mendicare.
Lui mi da tutto.
Voglio che mi ridia la luce per contemplarlo, per prenderlo, per stringerlo.
E solo lui può illuminarmi.
Saziarmi.
Amarmi.
Non smetterò di gridare finché non mi porterete da lui.
Amore mio.
Amore mio.
Che io riesca a vederti.
Sei la mia vita.
Vita mia.
Di Don Mauro Leonardi