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Più che ladroni autentici cialtroni

consiglio-regionalepRIMBORSOPOLI – Bellissimo e ‘ficcante’ editoriale di Domenico Delle Foglie, direttore dell’Agenzia dei Vescovi Sir che chiama i problemi del paese con il vero nome e cognome. Merita un encomio per la chiarezza, per la lucidità realistica ed anche… per il coraggio. Molto bene! Ve lo riproponiamo per la lettura.

Dalle famose mutande verdi ai gioielli, dalle mance alle vacanze in alberghi extralusso, dalle multe alle borse firmate.

Un campionario dei piccoli sogni di una piccola borghesia affamata che crede di aver vinto il terno al lotto grazie a quel posticino in Consiglio e che deve far fruttare al meglio il tempo trascorso sugli scranni regionali

di Domenico Delle Foglie per Agenzia Sir

La Rimborsopoli che affiora sempre più virulenta nelle cronache giudiziarie e che di giorno in giorno vede affiorare nuovi abusi da parte dei consiglieri regionali, sicuramente crea ulteriore indignazione fra il popolo (vessato da mille tasse e cavilli burocratici) e certamente darà fiato ai populisti.
Chi ha memoria delle vicende regionali, certamente ricorderà che i due settori da sempre spremuti con le tangenti e con le pratiche di sottogoverno sono stati la sanità e la formazione professionale. Negli ultimi trent’anni abbiamo registrato una frequenza inaudita di indagini giudiziarie, arresti e condanne. In tutte queste vicende è emerso sempre il demone dell’arricchimento personale. Gli amministratori regionali rubavano innanzitutto per sé e per le proprie clientele (azzardato persino parlare di partiti…). Non c’era neppure l’alibi, comunque inaccettabile, della politica da finanziare.
A un certo punto, ma questa è storia più recente, diciamo dell’ultimo decennio, ecco scattare un meccanismo di autofinanziamento preventivo. Praticamente da Nord a Sud passando per il Centro, non c’è stato Consiglio regionale che non abbia costituito un fondo spese milionario (in euro) a favore dei gruppi consiliari per le spese inerenti l’attività politica dei consiglieri. Il resto è storia ormai nota: nella lista delle “spese per l’attività politica” è finito di tutto. Dalle famose mutande verdi ai gioielli, dalle mance alle vacanze in alberghi extralusso, dalle multe alle borse firmate. Un campionario dei piccoli sogni di una piccola borghesia affamata che crede di aver vinto il terno al lotto grazie a quel posticino in Consiglio e che deve far fruttare al meglio il tempo trascorso sugli scranni regionali. Roba da mal di stomaco, al solo pensiero delle malefatte di Franco Fiorito detto “Er Batman”, il federale di Latina come lo chiamavano i suoi clientes. In principio fu proprio lui e chissà quante volte se n’è pentito chi allora lo accusò. Infatti, da quel momento, non c’è stata procura in Italia che non si sia occupata dello scandalo dei rimborsi regionali.
Solo malcostume? Purtroppo no. La vicenda, di per sé umiliante per la nostra incerta democrazia, si presta ad alcune osservazioni.
Innanzitutto dobbiamo chiederci chi ha votato queste esercito di scrocconi. La risposta è semplice: gli elettori siamo noi, dunque… Qui sta il primo grande nodo: noi elettori siamo migliori dei nostri eletti? Questa volta sarà meglio rifletterci su prima di rispondere. Innanzitutto perché noi abbiamo consentito che questa gente, piccola piccola, ci rappresentasse. Noi ci siamo tirati indietro mille volte, perché abbiamo pensato che a mischiarci in politica ci avremmo rimesso la reputazione. Giusto, abbiamo salvato la nostra reputazione e abbiamo lasciato che i ladri ci derubassero. Bell’affare.
Seconda considerazione: non sarà il momento di passare dall’indignazione all’azione? Si dirà: ma cosa capiamo noi di amministrazione, di leggi regionali, di regolamenti consiliari, di equilibri di partito? Ma, ci si passi il paragone, cosa ne sapevano i “cittadini” a Cinque Stelle che hanno occupato le aule parlamentari e si preparano a sbarcare in Europa? E cosa ne sapevano prima di loro i leghisti, venti anni fa, quando conquistarono il Nord per poi sbarcare a Roma?
Terza considerazione: non basterà la moralità a salvarci. Anche perché di questione morale in questione morale, di casta in casta, di Mani pulite in Mani pulite, di Gomorra in Gomorra, di mafia in mafia, l’Italia è sempre lì, paralizzata. Un Paese sfiancato da se stesso. Che si trascina tra le nebbie finanziarie dell’Europa, aspettando un salvatore.
In conclusione: il mio primo direttore, allievo di Aldo Moro, in una riunione di redazione usò un termine, che a me, sessantottino cattolico, era del tutto estraneo. Infatti disse: “Cialtroni, sono semplicemente dei cialtroni”. Per me fu una folgorazione. E lo è ancora oggi. Questi signori che arraffano non sono ladroni, “sono semplicemente dei cialtroni”.

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