Almeno 60 cristiani, tra cui donne e bambini, sono tra i 230 civili siriani rapiti dai miliziani dell’Is (Stato islamico) dopo la conquista di una cittadina nella provincia di Homs, nella Siria centrale. Lo ha riferito da Londra l’Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong espressione dei ribelli antigovernativi. Tra gli ostaggi, secondo l’Osservatorio, ci sono “45 donne, 19 bambini e 11 famiglie, mentre altre centinaia di persone mancano all’appello“.
Accusati di “collaborazionismo”. I jihadisti sono entrati ad al-Qaryatain mercoledì sera. Molti dei cristiani erano sfollati dalla provincia di Aleppo, ha riferito il presidente dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman. I cristiani sequestrati, ha aggiunto, erano ricercati dai miliziani per “collaborazionismo con il regime” ed erano su una lista di nomi usata dai miliziani durante il rastrellamento. Alcune famiglie che avevano cercato di fuggire sono state catturate.
Rapiti nel monastero dove fu preso padre Murad. Ad al-Qaryatain, nel monastero di Mar Elian (Dar Alyan), a maggio venne rapito il priore, padre Jacques Murad. Stava preparando aiuti per un gruppo di sfollati da Palmira. Secondo l’Osservatorio siriano, alcuni cristiani sarebbero stati prelevati proprio dal monastero. Mar Elian, alla periferia di al-Quaryatayn, rappresenta una filiazione del monastero di Deir Mar Musa, rifondato dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, rapito il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, nel nord.
Molti erano già fuggiti. Al-Qaryatain si trova al confine tra i territori controllati dall’Is nelle campagne orientali di Homs e la zona occidentale di Qalamun. Prima della guerra accoglieva 18.000 abitanti, tra molti sunniti, 2.000 siro-cattolici e cristiani cattolici e ortodossi, ma da alcune stime i cristiani rimasti sono solo 300.
Il nunzio Zenari: i miei ricordi, con Dall’Oglio e Murad. Padre Paolo Dall’Oglio e padre Jacques Murad insieme ad al-Qaryatain, con monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco. È un vecchio “ricordo triste” quello che torna alla memoria di monsignor Zenari, che non conferma né smentisce la notizia odierna dell’Osservatorio. Ma ricorda con “molta tristezza” quando, “probabilmente cinque anni fa”, era stato ad al-Qaryatain “con padre Paolo”, per un festa della comunità.
“Padre Paolo traduceva in arabo la mia omelia”, dice, mentre tornano alla sua memoria la “visita all’antico monastero di Mar Elian” e quel “paio di giorni” in cui è stato “ospite di padre Jacques”.
Il patriarca Younan: è una pulizia religiosa. “Noi non parliamo di etnie, perché noi siamo della stessa etnia di coloro che sono musulmani in Siria. È una pulizia religiosa!”, ha detto ai microfoni di Radio Vaticana il patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan.
I “vostri governanti”, prosegue, “non ne vogliono sapere niente! A loro importa poco della libertà religiosa di queste comunità, che sono riuscite a sopravvivere per centinaia di anni proprio perché attaccate al loro Salvatore e al Vangelo. È una pulizia religiosa! Non ci vogliono! Tutto questo è colpa di quei governanti machiavellici, che pensano solamente a cercare le opportunità economiche e che pensano che se quella gente – senza alcuna difesa, innocente – può rimanere che rimanga; se non può rimanere, che allora prenda il mare”.
“Come è riuscito lo Stato Islamico ad arrivare lì, come è riuscito ad entrare e penetrare a Qaryatain, dove c`era l`esercito?”, domanda ancora il patriarca siro-cattolico. “Gli stessi abitanti, i sunniti, che sono pro questi terroristi, aspettavano solo il momento per attaccare i soldati”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire