L’arcivescovo della città, mons. Nzapalainga: «Andrà per dirci che siamo i responsabili della promozione della pace e la riconciliazione»
Dopo Cuba e gli Stati Uniti, durante il suo viaggio nella Repubblica Centrafricana, in programma a novembre, Papa Francesco visiterà la moschea del Km 5, che due anni fa fu devastata nel corso dei sanguinosi scontri fra le milizie “cristiane” degli anti-Balaka e i ribelli islamici dei Seleka. Ad anticiparlo a Tv2000 e inBlu Radio è stato l’arcivescovo della capitale Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga, presidente della Conferenza episcopale centrafricana.
«Il Papa – ha raccontato mons. Nzapalainga – andrà anche là», nella moschea del Km 5, pericoloso quartiere arabo di Bangui, «per dire a noi che siamo i responsabili religiosi di promuovere la pace, la riconciliazione e vivere insieme. E noi l’abbiamo fatto per mesi, per anni. E ora il Papa vogliamo che percorra quelle strade. Per dire anche che questa guerra, in nessun caso è religiosa ma piuttosto militare e politica».
La moschea del km 5 si trova in uno dei quartieri arabi ancora considerato più a rischio per la sicurezza. E questo della sicurezza è anche uno dei problemi che stanno considerando con più attenzione gli organizzatori del viaggio.
L’arcivescovo è stato intervistato dalla giornalista, Antonella Mazza Teruel, nel corso di un viaggio-reportage fra le missioni cattoliche, in particolare dei carmelitani, che ospitano tuttora migliaia di profughi, anche musulmani, salvati in questo modo dalle rappresaglie delle milizie “cristiane” degli anti-Balaka. Secondo una bozza di programma approntata dalla Chiesa locale Papa Francesco si dovrebbe fermare due giorni a Bangui, il 29 e il 30 novembre. La bozza prevede una messa nello stadio della capitale, un incontro con i religiosi nella cattedrale, una veglia con i giovani e anche un incontro ecumenico nella Facoltà teologica evangelica.
«Verrà qui – ha rivelato il pastore battista Dieudonné Matoulou, direttore amministrativo della Facoltà teologica evangelica di Bangui – per incontrare la comunità protestante, perché non è stata solo la comunità cattolica a soffrire le atrocità ma tutti i centrafricani. Penso che il Papa venga perché il nostro paese, il Centrafrica, ha conosciuto gli avvenimenti più difficili della propria storia e durante questi avvenimenti la chiesa cattolica, i protestanti e i musulmani si sono organizzati con una piattaforma che garantisse la coesione sociale. Se il Papa verrà, sarà una gioia».
La prima puntata del reportage andrà in onda oggi nel notiziario di inBlu Radio delle 18 e nel telegiornale delle 18.30 di Tv2000. Tra le varie interviste quella all’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica centrafricana, che è stato accolto per 5 mesi dall’arcivescovo cattolico nella sua abitazione perché era stato fatto oggetto di pesanti minacce: «Mi sono sentito a casa – ha detto l’imam Kobine – mangiavamo insieme alla stessa tavola eravamo sempre insieme per riflettere meglio, cercare delle strategie per convincere i nostri fedeli. Abbiamo trascorso un momento storico». La visita di Papa Francesco nel Centrafrica, ha rivelato l’imam Kobine, «sarà un ringraziamento, un grande ringraziamento».
di Redazione Papaboys – Fonte: Vatican Insider