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Puoi guarire le ferite più profonde e dolorose che porti nel tuo cuore. Scopri come

La sofferenza che viviamo o che abbiamo vissuto in passato porta dei traumi inevitabili che il nostro inconscio registra e archivia. Ad un certo punto della nostra vita incontriamo il Signore, scopriamo nella preghiera una pace che non conoscevamo e, per alleviare il dolore che ci portiamo dietro (anche senza saperlo), ci immergiamo nella vita spirituale.

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Fin qui nulla di strano, perchè il Signore ci chiama nei momenti che decide Lui per donarci la fede, la salvezza, la sua grazia. Il problema però sta nel fatto che noi non siamo ben consapevoli dell’esistenza di questi traumi dentro di noi, perchè pensiamo o riteniamo di averli superati, non ne sentiamo il dolore, e non sappiamo nemmeno che la nostra personalità, il nostro modo di essere e di rapportarci agli altri è condizionato da queste “ferite interiori” che, per difendersi, ci portano a vivere in un modo non equilibrato con noi stessi, con gli altri, e di conseguenza con Dio. Se per esempio io ho vissuto in una famiglia in cui i miei genitori litigavano sempre, oppure mi facevano capire indirettamente di essere un “peso” per loro, oppure se ci sono stati dei lutti prematuri in famiglia, il mio “io interiore” è stato ferito, e di conseguenza, per adattarsi ha dovuto creare un “falso sè” che condiziona la persona in base al proprio temperamento: cioè si avranno delle reazioni che modificano l’equilibrio della persona rendendola particolarmente carente di affetto, o pessimista, o perennemente adolescente, oppure, cosa più grave, userà la religione come fuga dal proprio dolore, o peggio, ingannandosi di fare la volontà di Dio se si punirà a dovere, se si mortificherà volontariamente fino a farsi del male e ad auto punirsi per riparare i peccati di chi l’ha fatta soffrire.

C’è una bella differenza tra il cammino di santità proposto dal Vangelo e dai santi, e questo perverso modo di vivere la fede: il primo è illuminato dall’Amore infinito di Dio che è fonte di guarigione interiore, di sano equilibrio emozionale, di libertà da ogni tipo di schiavitù, compresi i condizionamenti; il secondo è una reazione inconsapevole nata per sopravvivere e per dare senso a quel dolore che è stato seppellito nel mio inconscio e che continua a gridare condizionando tutta la mia vita e il mio rapporto con Dio, facendomi credere volontà di Dio ciò che è una reazione alla mia sofferenza.

In questo caso è importante durante la preghiera invocare lo Spirito Santo perchè illumini quell’area o quel periodo della nostra vita che noi forse abbiamo anche rimosso dal ricordo, perchè sia sanato col Suo Amore, e perchè questo Amore supplisca alla mancanza di affetto che abbiamo ricevuto e che è stata causa dei nostri condizionamenti e di quelle scelte sbagliate che sono state fatte nel corso della vita. Noi non dobbiamo andare a cercare le mortificazioni o le sofferenze, non dobbiamo autopunirci, non dobbiamo avere una bassa opinione di noi stessi, perchè Dio ci ama, ha stima di noi, Lui ci ha amato di amore eterno sin dal nostro concepimento, le nostre vite sono sempre dinanzi ai Suoi occhi, siamo preziosi per Lui. Se vogliamo offrire qualche mortificazione, come il digiuno, quell’offerta andrà fatta con gioia, (sempre tenendo a mente quanto il Signore ci ami e cosa è stato ed è disposto a fare per amore nostro), non con l’atteggiamento di chi non ha niente da perdere, oppresso dai sensi di colpa e dalla vergogna di esistere. Abbiamo bisogno di capire le motivazioni profonde che spingono ad un tipo di comportamento e a vivere la fede in un certo modo.

Esistono delle situazioni che avvengono nel periodo della nostra infanzia che, proprio perchè non siamo in grado di discernerle e di dare loro un significato preciso (che lo si dà nella fede), rimangono sepolte vive in noi provocando un’alterazione dell’ “io” e di conseguenza dei condizionamenti. Il 90 % della costruzione emozionale della persona avviene nei primissimi anni di età, perchè il bambino ha delle necessità basilari che devono essere soddisfatte per crescere in maniera sana. Purtroppo avviene che i genitori (o chi per loro) sono tanto carenti da usare il bambino per soddisfare le loro necessità. Di conseguenza, a livello inconscio, il piccolo avverte il “bisogno” dell’adulto e, sempre inconsciamente, cerca di soddisfarlo, ma questo ha come risultato la negazione delle necessità reali del bambino che, crescendo, si trova immerso in sofferenze fisiche, emozionali e mentali, come prezzo per non aver ricevuto ciò di cui aveva bisogno. Per esempio se uso il bambino per ricevere l’amore che il partner non mi dà, io sto violentando il bambino, mi sto dimenticando che è lui a dover ricevere da me, non io da lui. Oppure quando il piccolo non è apprezzato, non viene lodato mai, ma solo rimproverato, punito, o paragonato ai fratelli “migliori” di lui, è normale che il bambino si blocca emotivamente, psicologicamente, soffoca i suoi sentimenti, soffoca la vita che ha in se stesso, cresce insicuro e umiliato, alla ricerca continua di amore, di approvazione, di affetto, che nell’adolescenza (soprattutto nelle ragazze) si manifesta in rapporti sessuali facili, in concessioni totali al primo che fa un apprezzamento, o che mostra un interesse.

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Sorge così inevitabilmente nel bambino un falso sè, falso nel senso di artificioso, non sano, che paralizza l’autenticità e la creatività, si diventa rigidi, schiavi del giudizio o dell’approvazione degli altri, l’autostima scende sotto zero, l’umore è variabile da un estremo all’altro, sorgono sensi di colpa, si negano i sentimenti perché reputati come “infantili”, si è incapaci di amare gratuitamente, si diventa criticoni, perfezionisti, ci si incammina sulla strada della depressione, la stessa fede viene vissuta in modo squilibrato perchè ci si crea mille problemi, si pensa che Dio ci ama solo se noi rispondiamo alle Sue aspettative per non deluderLo, e più si va avanti nel cammino spirituale peggio è, perchè al minimo peccato ci si sente addosso lo sguardo sdegnato di Dio… oppure ci si sente in colpa perchè per un attimo facciamo esperienza della gioia, o del piacere, come se fosse un male sentirsi pieni di vitalità. Ecco perchè molti si allontanano dalla Chiesa, perchè pensano che per essere cristiani bisogna rinunciare alla felicità e alla gioia, perchè hanno avuto dei modelli di cristiani che a causa dei loro condizionamenti hanno testimoniato il cristianesimo in questo modo.

L’unica medicina che guarisce questa falsità è la Luce dello Spirito Santo che illumina queste ferite, ci porta a perdonare chi ne è stato causa, ci inonda del Suo Amore che viene a colmare le carenze ricevute, riportando un sano equilibrio di tutte le nostre facoltà, di tutta la nostra persona. Tutti abbiamo delle ferite interiori che gridano e che hanno bisogno di essere guarite. Nella preghiera autentica si sperimenterà l’azione guaritrice di Dio che tirerà fuori dall’inconscio quei traumi che ci portiamo dietro da tanto tempo e che condizionano la nostra vita a nostra insaputa. Il Vesuvio è buono e calmo, ma se si toglie il tappo che lo chiude, tutto ciò che contiene di “vivo” uscirà fuori all’impazzata! Anche noi abbiamo costruito dei tappi per sopravvivere, ma dentro abbiamo delle situazioni “vive” che gridano, che condizionano, che aspettano di essere “stappate” dal Signore.

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La Madonna in un messaggio dato a Medjugorje ci rivela la presenza di questa realtà: “Cari figli! Oggi vi Invito in modo particolare a prendere tra le mani la Croce e a contemplare le piaghe di Gesù. Chiedete a Gesù di guarire le ferite che voi, cari figli, avete ricevuto nel corso della vostra vita a causa dei vostri peccati o dei peccati dei vostri genitori. Solo cosi capirete, cari figli, che al mondo è necessaria la guarigione della fede in Dio creatore[…] (Messaggio del 25 marzo 1997)

Ogni uomo porta dentro il DNA i caratteri del proprio albero genealogico, in bene e in male, e questa, oltre che essere una teoria dimostrata scientificamente, è anche una verità di fede che la Bibbia cita alcune volte:
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<<I nostri padri peccarono e non sono più, noi portiamo la pena delle loro iniquità>> (Lamentazioni 5,7)
<<Perchè Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.>> (Esodo 20,5-6). Questi passi del Vecchio Testamento vanno interpretati in modo corretto, senza cadere nell’eresia del fatalismo, per il quale ogni persona ha un destino già segnato dal comportamento dei propri antenati, che si risolve o nella salvezza o nella perdizione, indipendentemente dalle proprie opere e dalla fede. E’ chiaro che ogni persona risponde personalmente dei propri peccati davanti a Dio, e a tal proposito invito vivamente a leggere il capitolo 18 di Ezechiele, che è chiarissimo e illuminante.

Tuttavia, la Scrittura sembra proprio ricordarci la nostra personale responsabilità verso i nostri discendenti perchè possano avere una vita santa, infatti nel salmo 112,1-2 leggiamo: <<Beato l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta>>.
E’ evidente che l’atteggiamento e il modo con cui una persona risponde a degli avvenimenti di questa vita influenza le generazioni future. Può accadere che se un conflitto o un problema non viene risolto in una famiglia, esso passerà di generazione in generazione fino a quando qualcuno bloccherà questa catena, spezzerà questi vincoli portandoli dinanzi alla potenza del Signore Gesù che opererà la sua potatura e la guarigione dell’albero genealogico con conseguenze positive per i vivi, perchè sperimentano la liberazione e la grazia del perdono e della conversione, e per i defunti, perchè grazie alla rottura di questa catena che era tenuta ben stretta dalla mancanza di perdono trasmessa nelle generazioni, possono raggiungere il paradiso e la gioia.

La conversione è la parola chiave, l’amore di Cristo è quella <<scure posta alla radice degli alberi>> (come dice Giovanni Battista in Mt 3,10), che è pronta per sradicare e piantare, per rimuovere la mancanza d’amore passata di generazione in generazione attraverso l’albero genealogico, ed innestare la linfa vitale del Perdono che dal costato di Gesù sulla Croce (albero benedetto) purifica e passa in tutte le generazioni passate presenti e future della persona.
Dalla croce e dalle Piaghe di Gesù scaturisce la guarigione delle nostre ferite passate e delle nostre famiglie.

Redazione Papaboys

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