Il vecchio e buon rapporto sessuale, tra gli altri pregi, ha anche quello di farti sapere in anticipo di che colore avrà la pelle tuo figlio. Ma quando di mezzo ci si mette la tecnologia questa certezza antica come il mondo evapora. E’ quello che è accaduto a Jennifer Cramblett e Amanda Zinkon, coppia lesbica dell’Ohio.
Quattro anni fa queste due signore si recano presso la Midwest Sperm Bank per trovare il semino giusto per avere un figlio bianco che più bianco non si può. Perché, così spiegano, loro vivono in una zona molto razzista ed avere un figlio di colore potrebbe essere problematico. Ma ecco che ad infrangere i loro sogni di razza caucasica interviene un maldestro tecnico di laboratorio che a posto di un otto scrive un tre. La coppia voleva il bianco donatore numero 380 ma la dea bendata della fecondazione artificiale ha estratto dall’archivio della banca del seme un numero diverso, il 330 che corrisponde ad un donatore afro-americano.
Jennifer in lacrime racconta alla televisione il suo dramma: «Amiamo nostra figlia [che ha ormai tre anni], non faremmo mai cambio con nessuno ma per noi è diventata una situazione di forte stress, e dolore». Insomma il detto “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” non vale più da quando c’è la provetta per avere figli. La coppia dunque ama così tanto la piccola che ha deciso di fare causa alla banca del seme chiedendo 50mila dollari di risarcimento. Povera calimero, che agli occhi della madre biologica e della vice mamma lesbica vale solo qualche cucuzza. Lei che è solo un “danno” da risarcire perché nera.
«Tagliare i capelli a mia figlia è uno stress – si legge nella querela – perché per un taglio decente devo andare in un quartiere nero, lontano da dove vivo, dove almeno in apparenza non siamo i benvenuti». Un curioso caso di razzismo: la madre biologica ripudia la figlia perché di colore. Poteva accadere solo laddove l’uomo mette mano alle leggi di natura. Caso di razzismo curioso anche perché viene da una persona che appartiene ad una comunità, quella omosessuale, avvezza spessissimo a brandire il principio di non discriminazione come una clava. Non accettare qualcuno a motivo di una sua diversità è cosa blasfema, ancor più se viene da una lesbica e ancor più quando il soggetto rifiutato è sangue del proprio sangue. Bene dunque amare le differenze sessuali, ma non quelle che hanno la pelle nera.
L’avvocato della banca del seme Bob Summers taglia corto sulle speranze di risarcimento: «Non si può parlare di una nascita “illegale” in quanto la bambina è sana». Ed infatti il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento. Avete capito? Se nasceva con qualche malattia la bambina era da considerarsi un prodotto fallato e quindi da risarcire. Qui invece si è scelto un modello bianco ed è stato recapitato per errore uno nero. Come comprarsi un vestito su Amazon e vedersi recapitato il modello giusto ma del colore sbagliato. Nulla più che un banale refuso sull’ordine di acquisto.
La coppia ha comunque avuto già il rimborso di metà delle spese sostenute. La banca del seme è un po’ come se avesse detto loro: il prodotto “figlio” lo avete avuto e quindi metà del lavoro è stato fatto, però vi scontiamo metà della spesa perché non è venuto del colore che volevate. In fondo l’orrore e l’idiozia hanno una loro logica.
Jennifer poi racconta che i bancari del seme (l’espressione è ahinoi corretta) sono stati insensibili con lei. E cosa si aspettava da gente che lucra sulla morte dei bambini visto il grado di fallacia delle tecniche di fecondazione artificiale? Benvenuta cara Jennifer sul lato nascosto della luna della Fivet.
Però c’è anche un altro modo di guardare a tutta questa vicenda in bianco e nero. Il vecchio modo di mettere al mondo i bambini apriva ad una serie di incognite: nascerà bello o brutto? Sano o malato? Maschio o femmina? Stupido o vispo? Madre natura è riuscita ad instillare qualche goccia di sana alea anche nella provetta e così da tecnica che tutto vuole dominare e prevedere al fine di avere il figlio su misura e del colore desiderato, ecco che sta diventando sempre più un terno al lotto con figli scambiati già nelle provette, gameti di provenienza non certa, patologie esclusive dei nati con fecondazione artificiale. Il rimescolio della carte della vita non risparmia nemmeno i gay che vogliono diventare “genitori”. Non volevate anche voi essere uguali in tutto e per tutto ad una coppia etero? Eccovi accontentati.
Redazione Papaboys (Fonte www.lanuovabq.it/Tommaso Scandroglio)