Molti osservatori, hanno fatto notare come la Chiesa italiana, rispetto a quella francese, si sia mostrata “debole”, nel difendere i “valori non negoziabili”. Temi cari a Giovanni Poalo II, Benedetto XVI ed infine a Papa Francesco, il quale più volte ha esortato i cattolici a impegnarsi in prima linea nella custodia dei diritti fondamentali dell’uomo: dalla nascita fino alla fine naturale della Vita. Non sono mancate sporadiche dichiarazioni da parte degli esponenti della Conferenza Italiana. Mons. Negri, insieme ad altri sacerdoti, è stato più volte attaccato. Non dimentichiamo l’episodio del Cappellano dell’ospedale, il quale appendendo un piccolo manifesto a “favore della vita” dietro la porta della Chiesa, è stato oggetto di aspre critiche. Il Cardinale Caffarra Arcivescovo di Bologna, nell’omelia per la Festa della santa Famiglia nel duomo di San Petronio, ha tuonato con forza, ribadendo il valore assoluto e fondante dell’istituto naturale del matrimonio. Evidentemente ci troviamo a dialogare con una fortissima ed influente ideologia sostenuta dalle grandi lobby economiche che non vogliono il dissenso. Loro possono manifestare, sostenere le idee in cui credono. Gli altri NO. Se si afferma di essere a contrari ai matrimoni tra le persone dello stesso sesso, diventi omofobo, poco rispettoso, e così via. In Italia, sono già cominciate le prime prove di dittatura gender: diversi convegni, manifestazioni, hanno trovato fortissime resistenze ad essere realizzati in strutture pubbliche. Non dimentichiamo le polemiche in merito alla manifestazione di Manif Pour Tous Italia a Firenze. Alla fine i milioni di gay contrari all’intervento –come avevano dichiarato le associazioni LGTB-, erano poche decine, contro le migliaia di persone sono in piazza per la famiglia. Non possiamo dimenticare gli attacchi verbali alle “Sentinelle in piedi”, che con un libro aperto e una candelina accesa, manifestano per la libertà di espressione e di pensiero. Ricorderete l’intervista televisiva all’Avvocato Giancarlo Cerrelli. E’ stato messo a tacere solo perché ha affermato il valore naturale del matrimonio. Il caso Barilla a tutti noto, è l’emblema della dittatura di regime. Il presidente della Pasta più famosa d’Italia, ha dovuto chiedere scusa tramite video, per le affermazioni non favorevoli sul matrimonio gay. Pensate al Sindaco Marino. Tempo addietro aveva negato un locale pubblico all’associazione che voleva tenere una conferenza sul gender. Lo stesso primo cittadino di Roma, attualmente è impegnato nella campagna lanciata nelle scuole per indottrinare i minori sulla parità sessuale degli individui. Nelle scuole di Venezia con l’approvazione dei politici locali, per “rispettare tutti”, i bambini saranno costretti a chiamare mamma e papà “genitore 1 e genitore 2”. Ora, a qualche giorno della 36 Giornata per la Vita, i vescovi del Triveneto con a capo il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, rompono il “silenzio” in materia di ideologia gender, unioni omosessuali e difesa della vita. Ieri, è stata diffusa la Nota Pastorale, redatta all’unanimità dai presuli della regione, dal titolo “Il compito educativo è una missione chiave!”, dedicata ad “alcune urgenti questioni di carattere antropologico e educativo” che costituisce di sicuro un punto di riferimento importante, tanto più importante in quanto si discute nei prossimi giorni in Parlamento una legge, quella sull’Omofobia che secondo alcuni osservatori, se approvata impedirà in futuro di criticare matrimonio omosessuale, adozioni alle coppie dello stesso sesso. Ancora di più sarà limitata la libertà di espressione. Coloro che sono giudicati colpevoli, secondo le nuove disposizioni legislative, saranno condotti in carcere e in seguito rieducati nelle associazioni LGTB. Esaminiamo i punti fondamentali della nota:
1) Corretta formazione. All’inizio la Nota, dopo aver evidenziato i molteplici aspetti legati alla difesa e alla promozione della vita nell’attuale contesto, fa riferimento – a titolo d’esempio – a questioni emergenti dalla recente attualità (l’ideologia del gender e la traduzione legislativa della lotta all’omofobia, taluni orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini nelle scuole, l’uso dei termini “padre e «madre” in ambito pubblico, il significato e il valore del concetto di “famiglia” con i rischi di stravolgimento a cui è oggi soggetto) per spiegare come i Vescovi avvertano “la responsabilità e il dovere di richiamare tutti all’importanza di una corretta formazione delle nuove generazioni – a partire da una visione dell’uomo integrale e solidale – affinché possano orientarsi nella vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza”.
2) No ad ogni forma di discriminazione. I Vescovi riaffermano, in primo luogo, “la dignità e il valore della persona umana, la tutela e il rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilità, nonché la necessità di continuare a combattere strenuamente ogni forma di discriminazione o, addirittura, di violenza”, invitano a riconoscere la “ricchezza insostituibile della differenza” (iniziando da quella fondamentale, tra “maschile e femminile”) e “la specificità assoluta della famiglia” come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio”, senza sottovalutare “il grave pericolo che deriva dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società”. E lo fanno richiamandosi più volte alle parole di Papa Francesco – la metà delle citazioni presenti sono tratte dal suo magistero – ma anche a testi “laici” come la Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
3) Non si neghi l’evidenza. I Vescovi – riprendendo quanto espresso, anche di recente, dalla Santa Sede al Comitato Onu della Convenzione dei diritti del fanciullo – ribadiscono che non è accettabile “un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico”. E aggiungono: “Invitiamo a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
4) Una sana laicità. La Nota sostiene e incoraggia “l’impegno e lo sforzo di quanti affrontano ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e positiva «laicità», le più importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la differenza sessuale, la libertà religiosa e di educazione”. E ricorda che “la proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti. E pur in un contesto di diffusa secolarizzazione, come ricorda Papa Francesco, nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini”.
La diffusione della Nota nella Giornata per la Vita -specifica l’ufficio stampa dell’Arcidiocesi di Udine-, vuole, evidenziare che alla Chiesa sta a cuore “la vita delle persone in tutti i suoi aspetti. Una vita che è dono di Dio ed è cosa preziosa, ma è minacciata e resa fragile da molte cause”. Il testo dei Vescovi – richiamando espressamente le tante persone, famiglie e situazioni in difficoltà oggi esistenti, anche e soprattutto a causa della crisi economica – manifesta, infine, la volontà della Chiesa triveneta di “continuare, insieme a tutte le persone di buona volontà, a sostenere la vita umana in ogni momento e in ogni circostanza, ribadendone l’inviolabile dignità ed offrendo concreti aiuti a chi vive fragilità e sofferenze”. Compreso, naturalmente, il delicatissimo e decisivo “fronte” educativo e antropologico. di DonSa
I due sacerdoti sono il Patriarca Moraglia e il Vescovo di Concpordia-Pordenone, Pellegrini Giuseppe.