In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Matteo 9,9-13.
Mi guardi nella mia vita.
Mentre sono presa da tante cose che non sei tu.
Mi chiami con una sola parola.
Che era quella che aspettavo.
Volevo solo qualcuno che mi portasse con sé.
Nella sua vita.
Nella sua casa.
Ho lasciato tutto.
Perché non avevo niente.
Perché non avevo te.
E tutto è niente se non ci sei tu.
Ti ho fatto una festa nella mia vita tutta sbagliata.
Ti ho preparato da mangiare con quello che avevo. Roba di peccatrice.
E hai festeggiato con me.
E hai mangiato le mie cose nella mia casa.
Perché se ci sei tu c’è la vita e la morte non c’è più.
Perché se entri tu, entra la verità e le cose sbagliate non ci sono più.
L’amore si va a imparare andando da chi non è amato.
Non è una teoria.
L’amore si fa con chi è da amare, da guarire, da salvare.
Non si fa con le parole. Neanche con quelle giuste.
Se c’è misericordia, c’è amore e solo l’amore è sempre giusto.
Quando c’è l’amore, allora il tempo, il modo, il luogo, sono sempre giusti.
Di Don Mauro Leonardi