Dodici minuti di buio e un lumicino di speranza alimentato da una mamma che non si è rassegnata a perdere la sua bambina in un tragico pomeriggio d’estate: Alise Nipper, tre anni, per tutti quei minuti è rimasta senza battito del cuore dopo essere annegata in piscina. Ma quando tutto sembrava perso, la forza di volontà di sua madre Jamie l’ha riportata in vita: le ha praticato un incessante massaggio cardiaco fino a quando non è arrivata l’ambulanza.
L’ha salvata riportandola in vita, restituendo la piccola Alise alla sua famiglia che non riusciva a immaginare una vita senza i suoi grandi occhi blu. Adesso la piccola è tornata ad avere una vita normale, non ha riportato danni permanenti dopo un recupero lampo che sorpreso in primo luogo i medici che l’hanno curata.
Oggi il pomeriggio del 29 luglio sembra solo un brutto ricordo, ma nessuno dei presenti a quella festa in piscina potrà dimenticare il panico di quei convulsi momenti: la famiglia Nipper, di Cape Girardeau, nel Missouri, si stava godendo un pomeriggio di relax con alcuni amici quando improvvisamente dei grandi nuvoloni si sono addensati sulla zona. «Abbiamo visto un fulmine da lontano e abbiamo detto ai bambini di uscire dalla piscina – ha raccontato Jamie all’emittente KFVS-TV – È stato allora che mi sono trovata con il giubbotto salvagente di mia figlia in mano: lei non era dove l’avevo lasciata. Si era buttata in piscina».
In preda al panico, Jamie si è tuffata in acqua per recuperare la figlia che non dava segni di vita: è stata lei, infermiera specializzata in medicina d’urgenza, a praticarle per 12 minuti il massaggio cardiaco sotto gli occhi di amici e parenti che avevano perso le speranze. Tutti, tranne lei che con caparbia e determinazione non aveva alcuna intenzione di lasciare andare la sua bambina per sempre. Sorprendentemente i suoi sforzi sono stati ripagati: il battito cardiaco di Alise è tornato proprio mentre arrivava l’ambulanza che poi ha trasportato la piccola al Cardinal Glennon Hospital di St. Louis.
«Quando è arrivata era in vita ma eravamo certi che il cervello e il suo corpo avrebbero riportato danni gravi – ha raccontato il dottor Jeremy Garret – Dovevamo tenere sotto controllo i polmoni, ma ci sentivamo speranzosi. Tuttavia non potevamo credere ai nostri occhi quando abbiamo visto la caparbia con la quale Alise voleva riprendersi la sua vita normale».
Mentre a casa amici e parenti pregavano per la sua salute, un miracolo sembrava avverarsi nel reparto dove la piccola era ricoverata. Sei giorni dopo l’incidente la bimba migliorava sensibilmente: si era svegliata, respirava da sola e aveva iniziato a parlare. Due settimane dopo la piccola è tornata a casa tra le braccia della sua famiglia.
«Il giorno che abbiamo lasciato l’ospedale è stato surreale – ha raccontato Jamie nel racconto riportato dal ‘Mattino – Non riuscivo a credere che quell’incubo fosse svanito».Sorprendentemente, l’incidente, di cui Alise non ha memoria, non ha lasciato danni permanenti. «Per il suo cervello passare attraverso quel trauma senza aver subito danni gravi sembra incredibile – ha concluso il dottor Garret – Sono certo che la preghiera, la fortuna e l’intervento divino siano stati i fattori chiave in questa guarigione».
di Federica Macagnone