Sono «quattro disgraziati che nel migliore dei casi passeranno la loro vita in carcere. Preghiamo per loro, per liberarli dalla schiavitù della quale sono vittime».
Lo ha detto, riferendosi agli episodi di violenza che si stanno registrando in città, l’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, al Santuario di Carpignano (Avellino) dove ha presieduto la celebrazione in occasione del Giubileo Mercedario.
Sepe ha rinnovato l’appello «basta sangue» rivolto nel giorno della festa di San Gennaro ai giovani criminali, «schiavi – ha detto oggi – della violenza e dell’egoismo. Condizionano non soltanto la nostra vita cristiana – ha aggiunto – ma anche la nostra libertà all’interno delle comunità sociali».
Già nei giorni scorsi il Sepe aveva messo in rilievo gli episodi di camorra con protagonisti giovanissimi. «Un’escalation di violenza, purtroppo, dovuta alle nuove leve, ai giovani». Così il cardinale, Crescenzio Sepe, ai microfoni del Giornale Radio Rai. «Cercano di farsi valere mostrando tutta la loro ferocia – ha spiegato l’arcivescovo di Napoli – sta venendo a mancare l’elemento essenziale, ossia l’assistenza a questi giovani da parte delle famiglie, che qualche volta non riescono a trovare il bandolo della matassa».
«Anche noi come Chiesa – ha proseguito Sepe – dovremmo fare un po’ di più, per non far sentire questi ragazzi abbandonati a se stessi e alla deriva di queste organizzazioni malavitose».
«Che la camorra esista, che la camorra abbia occupato spazi terreni, che la camorra si senta padrona, è un dato reale. Però – ha aggiunto il Cardinale – è altrettanto vero che la magistratura e le forze dell’ordine ce la stanno mettendo tutta per estirpare questa cattiva erba».
«Credo – ha concluso – che serva una presenza più forte e più incisiva dello Stato, forse con nuovi mezzi e nuovi uomini, ed anche la Chiesa deve saper avvicinare i giovani e non lasciarli per le strade».
di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys