Hanno combinato un bel ‘casino’ non c’è dubbio, mettendo in agitazione molte persone, sia fedeli devoti, ma anche forze dell’Ordine ed Istituzioni. Sono 3 ragazzi de l’Aquila che adesso sono additati come ‘ladri’, ‘blasfemi’, ‘satanisti’ ecc ecc. Ho fatto un giro su alcuni forum della rete ed alcune pagine web e vedo giudizi atroci nei confronti di questi tre giovani. Non condivido affatto.
Non sono satanisti, non sono blasfemi e non sono neanche ladri! Sono tre giovani confusi che hanno semplicemente, anche se malamente, imitato quello che vedono fare agli adulti: rubare. Rubano tutti: leggiamo quotidianamente di miliardi evasi, denaro sottratto ai cittadini, regalie, scandali: questo è l’esempio che diamo alle nuove generazioni. E poi? Facciamo pagare a loro tutto il prezzo? Non sono ladri, lo ripeto, sono giovani che hanno sbagliato! Ed ai quali va assegnato il diritto di riconoscere lo sbaglio con serietà e va concesso il perdono.
Nossignori: Giovanni Paolo II ha perdonato il suo attentatore, Gesù i suoi concittadini che l’hanno messo a morte. Ed anche noi siamo chiamati a perdonare questi tre ragazzi. Non un perdono generalista che riempe la bocca ed il titolo di un quotidiano, ma un perdono di esempio. Vorrei proporre una ‘punizione adeguata’: invitiamoli ad una Celebrazione Eucaristica in riparazione dell’atto, magari presieduta dal Vescovo Ausiliare dell’Aquila Mons. Giovanni d’Ercole e cerchiamo di spiegare a questi ragazzi il senso dell’Eucarestia, che contiene tutto il senso di una vita. Ecco: questi tre giovani sono morti moralmente sui media, bene! Risuscitiamoli alla vita ed alla società: è possibile.
Proprio di mons. D’Ercole mi hanno emozionato le parole che ha pronunciato nel momento in cui è stata ricomposta la reliquia rovinata del nostro Santo polacco: «Ho provato un’emozione grandissima, in un certo senso ho rivissuto il mio rapporto con Giovanni Paolo II» È stato proprio Don Giovanni ad effettuare il riconoscimento ufficiale, venerdì mattina in Questura, della reliquia di papa Wojtyla trafugata una settimana fa dal santuario di San Pietro della Ienca, alle pendici aquilane del Gran Sasso. Proprio il Vescovo appartenente agli orionini ha parlato di perdono: «Quello che è successo è frutto di disagio sociale non di criminalità», ha affermato «conoscendo il grande amore che Giovanni Paolo II aveva per i giovani credo che li abbia già perdonati per questo gesto. E dobbiamo farlo anche noi».
Conosco molto bene anche il caro Pasquale e tutta la famiglia dei fedelissimi, vera anima del Santuario della Ienca, e so che anche lui (e loro) hanno già perdonato; la gioia nel cuore per il ritrovamento è troppo più grande rispetto al grave atto. In questa epoca dell’accusa, della condanna, del finto moralismo, dobbiamo essere pronti al perdono. 70 volte 7: questo è essere di Gesù, questo è onorare San Giovanni Paolo II. Amen.
Daniele Venturi
Carissimo Daniele, oggi è una settimana da quando ho scoperto il furto se così si può chiamare, solo una settimana che a me è sembrata lunga dieci anni. Mi chiedevano del furto,ma io rispondevo che per me era il rapimento di una persona cara, carissima e che avrei voluto soltanto il suo ritorno a Casa. Tante sono state le supposizioni, le più disparate, poi invece, almeno così sembra fino ad ora, l’ammissione dei tre ragazzi definiti anche tossicodipendenti, ma che invece neanche lo sono. Venerdì scorso ho parlato con due di loro. Quando ho chiesto il perché, Simone mi ha risposto: io vedo tanti miei colleghi che non arrivano e fine mese ed io non voglio fare la loro stessa fine. Così ho ideato il furto del reliquiario pensando fosse oro.
Che dire di più? Bisogna aiutarli, punto! ti abbraccio con affetto fraterno.