Centinaia di giovani palestinesi nella notte hanno dato fuoco con bottiglie incendiarie a parti del complesso della Tomba di Giuseppe a Nablus in Cisgiordania. Lo dicono i media israeliani secondo cui forze di sicurezza palestinesi intervenute sul posto hanno disperso la dimostrazione e preso controllo del luogo.
Le fiamme sono state poi spente. Ieri Hamas da Gaza ha proclamato una Giornata di collera a Gerusalemme est e in Cisgiordania. La notizia dell’incendio nell’ edificio che a Nablus (Cisgiordania) ospita la Tomba di Giuseppe ha destato collera nel governo israeliano. Il ministro Uri Ariel (del partito nazionalista Focolare ebraico) ha commentato: ”gli stessi palestinesi, mentre mentono sfrontatamente quando denunciano un asserito cambiamento da parte nostra dello status quo nel Monte del Tempio (Spianata delle Moschee, ndr), a loro volta profanano e bruciano un luogo sacro all’ebraismo”. Secondo la tradizione ebraica la ‘tomba di Giuseppe’ a Nablus e’ quella del personaggio biblico figlio di Giacobbe e di Rachele, divenuto influente consigliere del Faraone d’Egitto. Ariel ha anche chiesto al premier Benyamin Netanyahu di ordinare all’esercito di assumere il controllo di quell’edificio.
(VIDEO) In fiamme la Tomba di Giuseppe a Nablus, in CisgiordaniaIl servizio completo a questo link su PAPABOYS 3.0>>>…
Posted by Associazione Nazionale Papaboys on Venerdì 16 ottobre 2015
Abu Mazen condanna attacco a Tomba Giuseppe – Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l’attacco alla Tomba di Giuseppe condotto la notte scorsa da giovani palestinesi, annunciando un’indagine sull’accaduto. Abu Mazen ha sottolineato “il rifiuto assoluto di questi atti illegali, offese – ha detto citato dalla Wafa – alla nostra cultura, religione e morale”
Tomba Giuseppe; coloni bloccano accesso Nablus – In seguito all’incendio appiccato alla Tomba di Giuseppe, gruppi di coloni israeliani hanno bloccato uno dei gli accessi alla citta’ di Nablus ed impediscono il transito agli automobilisti palestinesi. Lo riferisce la radio dei coloni, Canale 7
Sulla situazione critica Francesca Di Folco della Radio Vaticana ha intervistato padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa:
R. – Un gruppo di palestinesi ha bruciato la Tomba di Giuseppe e adesso Abu Mazen, che ha condannato questo fatto, ha creato un comitato per indagare su questa situazione.
D. – Che significato ha questo gesto? Tutto sembra portare verso la nuova Indifadah?
R. – Noi stiamo vivendo una situazione brutta, ma non la chiamerei “nuova Intifadah”. Tutti hanno paura oggi: oggi è venerdì … E’ vero che Hamas ha parlato di un “venerdì di rabbia”, ma io penso che non durerà molto. Adesso si parla di un incontro possibile tra Abu Mazen e Netanyahu e il segretario americano, Kerry, e anche Re Abdallah di Giordania. Se questo incontrò avverrà, penso che la situazione potrà migliorare molto.
D. – Per Peter Lerner, portavoce militare israeliano, si tratta della dissacrazione di un luogo sacro, che comporta a suo dire una lampante violazione della libertà di culto …
R. – Certo, è un luogo sacro, la Tomba di Giuseppe; ma è una reazione a quello che è stato fatto alla moschea di al Aqsa. E’ questo il problema, e noi non vogliamo che diventi una guerra religiosa. Non deve essere mai una guerra religiosa! Quando hanno toccato al Aqsa, abbiamo visto la reazione di tutti i musulmani: e questa è una reazione simile. Un gruppo di giovani palestinesi hanno compiuto questo gesto, ma il governo palestinese l’ha condannato, Abu Mazen stesso l’ha condannato e stanno facendo indagini su questo fatto.
D. – Quali saranno, secondo lei, le reazioni della comunità internazionale a questa ennesima spirale di violenza?
R. – La comunità internazionale, da tempo avrebbe dovuto fare qualcosa! Da tempo avrebbe dovuto lavorare! Da tempo avrebbe dovuto cercare di mettere tutti insieme! La comunità internazionale, secondo me, dorme: non ha fatto niente. Sempre l’abbiamo detto: sempre abbiamo detto che la comunità internazionale deve operare, deve fare pressione su tutte e due le parti, deve fare tornare le due parti ai negoziati. Questo che sta succedendo è frutto del non-incontrarsi. Quando Abu Mazen non incontra il primo ministro israeliano, quando il dialogo non c’è, quando il dialogo non esiste, frutto di tutto questo è la violenza, è quello a cui stiamo assistendo in questo momento. La comunità internazionale da tempo, da anni stiamo dicendo che non fa niente. Deve lavorare, deve fare pressione su tutte e due le parti.
di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys (Foto Ansa – Fonte: ansa – Adn Kronos – Mednews – JerusalemStn – Radio Vaticana)