“Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato.
Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari”. Poche verità della religione danno sollievo come questa, umanissima, dell’angelo custode, allegra invenzione di Dio. E il sapere che un così gran vicino l’ha il re quando scrive la legge, seduto sul suo trono d’oro, e l’ha il poveraccio seduto su la pietra del cimitero a mangiare il pane della carità, è cosa che nobilita la vita e la esalta. La poesia pagana ha fatto appena in tempo a intravederlo. La letteratura ebraica piena di messaggeri alati, e le sue pagine trasaliscono di brividi luminosi. La teologia cristiana, che è l’approfondimento di quella, ne è tutta un fresco fremito. Nessuno sa gli aspetti che può prendere il suo custode secondo i tempi e i bisogni della sua vita. Entri in una via solitaria, e un tale ti si accompagna e fa la via con te, scambiando parole con aria familiare. Forse è lui l’angelo che, presa forma umana, vuoi farti compagnia…
Non tutti i frulli d’ali che senti lungo i filari o sotto la gronda di casa, sono di passeri e colombi; e il fruscio che ti scuote in certi momenti improvvisi, non è sempre il vento che ti cammina davanti. Nella divina economia di bene in cui è stabilito il mondo, c’è sempre da aspettarsi che sia quella la sensibile rivelazione dell’alato attendente. Come quella provata una volta, quando, capitato sul fare della sera sulla soglia di una vecchia Abbazia, da quei monaci gravi sentii cantare l’ora di Compieta; e dalla voce del padre priore intesi l’orazione finale, che è un inno agli angeli: «Visita, o Signore, questa tua abitazione, e allontana le insidie degli spiriti maligni; i tuoi angeli abitino in essa, e la custodiscano in pace». In quei momento, sotto il suono dell’ultima campana, mi parve di vedere tanti angeli che, uscendo dall’alto, si raccoglievano in tutte le famiglie come l’ultima benedizione della giornata.
E tornato alla mia camera nuda come una cella, chiudendo l’uscio e accostando gli scuri, tremavo dalla gioia che mi dava il sapere, quasi il vedere, che ci avevo rinchiuso un angelo tutto per me.
Redazione Papaboys (Fonte www.nondisolopane.it)