A poche ore delle grandi manifestazioni a sostegno della famiglia svolte in Francia, Italia, ed in altri Paesi europei, giunge la notizia che il Governo Hollande, ha fatto marcia indietro sulla proposta di legge sulla famiglia. Evidentemente è un traguardo importante. In Italia, siamo stati noi di Papaboys a dare per primi la notizia con un articolo di Padre Thierrry Serrano. La grande partecipazione di popolo, ha fatto riflettere i politici sul ruolo imprescindibile della famiglia naturale nella costruzione della società. I media invece hanno commentato che si trattava di una marcia “contro i gay”, formata da “tradizionalisti” e “omofobi”. Non è così. Il popolo di Manif Pour Tous composto da persone di ogni credo religioso, politico e lavorativo, hanno manifestato pacificamente per mostrare a tutti la bellezza del matrimonio uomo-donna. Sulla scia di questi eventi, pubblico in esclusiva, l’intervista rilasciatami dall’Onorevole Eugenia Roccella, da sempre in prima linea nella difesa dei valori non negoziabili. Ecco alcuni tratti della sua biografia: “Sono nata a Bologna, dove risiedeva la famiglia di mia madre, Wanda Raheli, e dove mio padre, siciliano, studiava e partecipava attivamente alla politica universitaria. Nel 2007 sono stata portavoce del Family Day, per ricordare che “siamo tutti figli di un uomo e di una donna”, e che la famiglia non può che fondarsi su questa semplice evidenza. Concordo appieno con la “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI sul fatto che la questione sociale sia diventata ormai integralmente antropologica; il rischio all’orizzonte è la fine di qualunque forma di umanesimo, grazie alla manipolazione non solo del corpo, ma delle relazioni fondamentali, come quelle tra genitori e figli, e all’indebolirsi di quei rapporti che attraverso la gratuità e il dono affermano la fratellanza e l’uguaglianza tra le persone. Attualmente sono deputato del Nuovo Centrodesta e Vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati. Durante l’ultimo governo Berlusconi sono stata Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, con deleghe dalla salute materno-infantile alle biobanche, dalla procreazione medicalmente assistita alle politiche di fine vita. Nello stesso Governo sono stata, dal maggio 2008 fino al gennaio 2010, Sottosegretario al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, e alle deleghe già citate si aggiungevano quelle che riguardavano appunto le politiche sociali”.
Gentile Onorevole Eugenia Roccella, da parte dei lettori e della redazione dei Papaboys, La ringraziamo per la disponibilità mostrata a rispondere all’intervista. Il 2 Febbraio 2014, abbiamo celebrato la giornata per la Vita. Sono state indette per l’occasione, numerosissime manifestazioni a sostegno dei valori “non negoziabili” in Italia, e in tanti altri paesi Europei, per risvegliare le coscienze dal sonno della ragione. L’11 Gennaio 2013, a Piazza XII Apostoli, ha partecipato insieme ad altri esponenti politici, responsabili di associazioni a sostegno della famiglia e numerosi cittadini, al secondo raduno indetto da Manif Pour Tous Italia, per sostenere la famiglia naturale e il sesso biologico dei bambini. Ritiene che in Italia, paese tollerante e civilizzato, ci sia davvero necessità di approvare la legge omofobia per “garantire” “diritti e protezioni” al mondo LGTB? Non so se sia così urgente il problema dell’intolleranza omofobica nel nostro Paese. Se vediamo ad esempio i dati del rapporto del Pew Research Center, intitolato «Dove l’omosessualità è più accettata», l’Italia si piazza al quarto posto mondiale, dietro gli Stati Uniti e il Canada, fra i Paesi che mostrano una maggiore accettazione dell’omosessualità negli ultimi anni, dal 2007 al 2013. In ogni caso, noi siamo disponibili a una legge che punisca la violenza nei confronti delle persone omosessuali, ma innanzitutto vorremmo punire la violenza verso tutte le persone, e in secondo luogo abbiamo forti perplessità sullo strumento che è stato scelto, la legge Mancino. E’ una legge che crea gravi rischi per la libertà di espressione e di associazione dei cittadini. Quello che dobbiamo fare è tutelare il più possibile tutti quelli che possono essere vittime di discriminazioni e violenze, senza limitare o censurare, in alcun modo, la libertà di pensiero.
Può spiegare ai nostri lettori, quali sono i principali obiettivi del DDL Scalfarotto? L’obiettivo principale di una legge contro l’omofobia dovrebbe essere quello di tutelare le persone omosessuali da discriminazioni e violenze. Ma se la questione riguardasse solamente atteggiamenti di intolleranza e bullismo o episodi di violenza e di discriminazione nei confronti di persone omosessuali, allora il problema non si porrebbe. Sarebbe sufficiente porre un’aggravante generale per tutti i reati legati all’odio e alla discriminazione, in modo da essere certi di non dimenticare nessuno, e di includere, quindi, anche gli omosessuali. Il ddl Scalfarotto, al contrario, sembra avere altri obiettivi. La legge Mancino, all’interno della quale si vuole definire un nuovo reato, quello di omofobia, appunto, è nata per i reati contro il razzismo, quindi in un contesto storico e culturale ben preciso, e si presta male ad essere estesa ad altre situazioni: in questo caso, non essendo definito con precisione il reato di omofobia, si rischia fortemente che la norma venga interpretata e applicata in modo da limitare fortemente la libertà di pensiero e di espressione.
Basti pensare a quello che è successo in Italia, per esempio nel caso Barilla, una grande azienda-simbolo del nostro paese, “colpevole” di scegliere immagini pubblicitarie che rimandano alla famiglia formata da un uomo e una donna. Secondo le associazioni LGBT, un evidente caso di discriminazione omofobica. Ma abbiamo assistito nelle ultime settimane ad altri casi di censura e di intimidazione, sia in occasione di convegni sia di programmi televisivi. Ecco, credo che questo sia un primo assaggio del rischio, elevatissimo, di cosa accadrebbe se la legge sull’omofobia in discussione al Senato venisse approvata nella sua forma attuale. Mi auguro che al Senato il testo sia radicalmente cambiato, cercando di estendere le tutele a tutti i soggetti deboli, marginali ed esposti, per qualunque motivo, a forme di discriminazione. Noi vogliamo una legge che tuteli realmente da ogni forma di discriminazione e violenza, una legge rivolta a tutti, non solo a chi ha la capacità e la forza di rappresentazione politica, sociale e culturale, ma anche a chi non ha voce.
Secondo il suo parere, quali sono le “conseguenze” antropologiche a cui è esposta la società civile, con l’approvazione della legge omofobia? A tal proposito come mai i mezzi di comunicazione, e una certa parte politica foraggiata dalle lobby, non spiegano al grande pubblico –come avviene per tanti altri temi sociali-, i pericoli nascosti dietro la legge omofobia? Una volta approvata la legge sull’omofobia, così come scritta nel ddl Scalfarotto, sarà sicuramente più difficile aprire un dibattito su unioni/matrimoni gay, perché chiunque oserà dire, ad alta voce, che la famiglia è quella costituita da un uomo e da una donna potrà facilmente essere ritenuto “omofobo” – già c’è chi lo dice – e essere sottoposto a sanzioni pesantissime, compreso il carcere. Sarà quindi più difficile manifestare contro l’introduzione dei matrimoni omosessuali, per esempio, o anche contro l’accesso alle coppie omosessuali alla procreazione assistita e all’adozione. Sarà più difficile, se non impossibile, condurre battaglie culturali e politiche in sostegno della famiglia naturale, così come definita dalla nostra costituzione, che, paradossalmente, rischia essa stessa di essere definita “omofoba”. C’è la volontà di scardinare la famiglia naturale come da sempre è esistita nella storia dell’umanità, arrivando alla negazione delle differenze sessuali: è questo infatti il vero punto di arrivo della rivoluzione antropologica in atto, per la quale leggi sull’omofobia e l’approvazione di unioni/matrimoni gay sono passaggi intermedi e obbligati. Per questo oggi è in corso una strana guerra tra il senso comune e il luogo comune: il luogo comune è fatto da quello che vediamo alla televisione, che leggiamo sulla stampa, che ci viene proposto da una gran parte della classe dirigente e delle élite. Il senso comune, invece, è quella resistenza del cuore che unisce tanti di noi, e ci impedisce di credere davvero alla visione del mondo che viene proposta: il senso comune è l’esperienza della nostra vita, è quello che ci continua a far pensare che ci devono essere, per ogni bambino, una mamma e un papà.
Ecco, quello che dobbiamo fare è combattere il “politicamente corretto” che avanza. Dobbiamo fare appello al senso comune contro il luogo comune. La battaglia parlamentare è solo la punta dell’iceberg: la grande battaglia si combatte sul piano culturale, e richiede tenacia, pazienza e coraggio.
In suo recente post su Facebook ha dichiarato: “Da tempo, ormai, le associazioni omosessuali hanno smesso di lottare per obiettivi di libertà preferendo impegnarsi su un piano puramente corporativo cercando perfino di imporre norme liberticide, come la proposta Scalfarotto sull’omofobia in discussione al Senato, o anticostituzionali come il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Non una parola, per esempio, si è sentita oggi sulla conferma da parte della Corte suprema dell’India del verdetto che dichiara, in quel paese, l’omosessualità un reato punibile con il carcere a vita. Del resto difficilmente si sentono denunce da parte delle associazioni gay contro il trattamento delle persone omosessuali nei paesi islamici. Mentre nel mondo si allarga sempre di più l’area dei paesi in cui l’intolleranza contro gli omosessuali si traduce in persecuzioni e violenze, in una parte dell’Europa i movimenti gay tentano di imporre norme che censurano la libertà di espressione in nome del politicamente corretto. Noi vogliamo che sia garantita a tutti la possibilità di vivere la propria intimità in piena libertà, e crediamo che su questo punto si possano trovare alleanze ampie, ma non vogliamo che la lotta sacrosanta contro discriminazioni e violenze mascheri, come sta accadendo in Italia, la volontà di scardinare l’istituto familiare e minacciare la libertà di espressione”. Dunque, L’ingerenza delle ideologie, mette in serio pericolo la struttura partecipativa e democratica dell’Italia? La storia è piena di ideologie, le più diverse, che cercano di imporsi nelle società bypassando i processi democratici: non siamo di fronte a una novità. Per questo, al di là dei contenuti delle singole ideologie, occorre sempre vegliare innanzitutto per garantire una vera e completa libertà di espressione per tutti.
In merito al trattamento “mediatico” delle persone gay, l’UNAR, ha emanato un documento intitolato “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”. Lei, insieme ad altri parlamentari avete protestato ufficialmente, chiedendo conto in sede istituzionale dell’impostazione ideologica del testo, stilato per “limitare” la libertà di stampa. Può spiegare ai lettori, la pericolosità del manuale nei confronti della libertà di pensiero e di espressione garantiti dalla Costituzione? Tutti i parlamentari del Nuovo Centrodestra hanno depositato, sia alla Camera che al Senato, una interpellanza urgente al Viceministro Guerra sui documenti dell’Unar in merito alle persone Lgbt. Questo perché riteniamo che non sia accettabile che un organismo come l’UNAR, incardinato alla Presidenza del Consiglio, emani, al di fuori delle sue competenze, un codice che inviti all’autocensura inseguendo il più piatto conformismo ideologico. Per fare un esempio, non è accettabile la proposta di abolire la dizione diffusa “utero in affitto” per sostituirla con “madre portante” e comunque con termini che non alludano al rapporto contrattuale. Quello che si sta cercando di fare con questo tipo di documenti, con campagne istituzionali che spesso recepiscono direttive europee, e con l’approvazione di norme nazionali come l’omofobia, è tentare di imporre una dittatura del politicamente corretto che mascheri il senso vero delle cose. Noi non permetteremo mai che si riduca, in qualsiasi modo, lo spazio della libertà di pensiero e di espressione garantite fin ora dalla nostra Costituzione, e che fanno del nostro un paese libero e democratico.
Nel prossimo futuro avete intenzione di rafforzare le politiche familiari, per evitare la deriva culturale verso cui inesorabilmente stiamo precipitando? La prima politica familiare è innanzitutto la tutela del matrimonio così come inteso nella nostra Costituzione. Qualsiasi intervento di sostegno economico – pur doveroso, specie in tempi di crisi come questo –alle famiglie sarà efficace solo se accompagnato, anzi, subordinato alla tutela e alla definizione di famiglia così come descritta dalla nostra costituzione. Nella vicina Francia, dove le politiche a sostegno della natalità – e non della famiglia naturale – sono molto radicate e efficaci, abbiamo un tasso di natalità che nell’ultimo anno è sceso al di sotto della soglia di sostituzione e comunque, come possiamo vedere continuamente, abbiamo milioni di persone e famiglie in piazza a protestare per le nuove politiche familiari, quelle del governo Hollande che mirano a cambiare il concetto stesso di famiglia. Per sostenere la famiglia con provvedimenti economici – ripeto, un atto comunque doveroso – bisogna capire bene di che cosa stiamo parlando.
Onorevole, la ringraziamo per il tempo che ha voluto dedicarci. Per concludere vuole lanciare un ulteriore appello a difesa della famiglia? Ogni bambino è nato da un uomo e una donna, e ha diritto a vivere con chi lo ha generato. Stiamo difendendo questa verità elementare.
a cura di don Salvatore Lazzara