Re dell’Estanglia, territorio costituito dalle contee di Norfolk e Suffolk, il martire Edmondo è patrono dell’Inghilterra. Nato attorno all’841, Edmondo visse in un secolo, il IX, che era caratterizzato dalle razzie degli occupanti danesi secondo un metodo collaudato: l’assedio e la richiesta di una taglia per risparmiare persone e cose.
Edmondo, invece, nell’869, non si piegò al ricatto e ingaggiò battaglia con il suo piccolo esercito ma venne sconfitto e fatto prigioniero. A Edmondo furono promesse la salvezza e il mantenimento della corona se avesse rinnegato la sua fede religiosa e si fosse dichiarato vassallo dei danesi. Rispose senza esitazione per due volte no e così venne trafitto dalle frecce dei vincitori. Riposa a Bury St. Edmund, ad una cinquantina di chilometri da Cambridge. (Avvenire)
Etimologia: Edmondo = difensore della proprietà, dal tedesco
Emblema: Lupo, Freccia, Palma
Martirologio Romano: In Inghilterra, sant’Edmondo, martire, che, re degli Angli orientali, catturato nella guerra contro i pagani invasori, fu coronato dal martirio per la fede in Cristo.
E’ un santo più vivo nella memoria popolare d’Inghilterra che in tante pagine di documenti storici. Ed è vivo soprattutto per il modo e le ragioni della sua morte. Ma di lui sappiamo poco, e quel poco è pure raccontato male, per quanto concerne le sue origini. Gli storici, infatti, respingono la tradizione secondo cui Edmondo sarebbe stato figlio del re Alkmund di Sassonia, nato a Norimberga e poi adottato dal re dell’Estanglia, ossia dell’Inghilterra orientale, formata principalmente dalle contee di Norfolk e Suffolk. Perciò, niente Norimberga e niente adozione.
Sappiamo soltanto che Edmondo è l’ultimo re di questo territorio, in tempi durissimi per tutta l’Inghilterra, aggredita continuamente dai danesi. I quali dapprima sono una flotta che va all’arrembaggio dell’Isola, con sbarco, saccheggio, uccisioni, e reimbarco con tanto di bottino; i cronisti dell’epoca lasciano racconti atterriti di queste sanguinarie imprese. Poi i danesi si fanno anche occupanti (e, più tardi ancora, anche governanti: certo, a modo loro, ma lasciando tracce importanti nella storia britannica).
Al momento, i danesi sono una massa di specialisti dell’aggressione, chiamata here (un nome che ai tempi di Edmondo dà i brividi). Essi sono comandati da tre fratelli: Halfdene, Ivarr e Ubba. Il metodo è quello del “decidete un po’ voi”: prima le minacce di saccheggio e morte (e di esempi ne hanno già dati molti), poi la richiesta di una taglia per risparmiare persone e cose. Accade spesso che certe popolazioni accettino di pagare, purché se ne vadano.
Nell’anno 869, eccoli irrompere in Estanglia. Dapprima compiono i soliti saccheggi e distruzioni, poi parlano di trattative. Vogliono instaurare il loro dominio sul regno. Ma qui c’è il giovane re Edmondo. Il quale, dopo quello che ha già visto, non tratta con nessuno. Edmondo combatte, col suo piccolo esercito, col suo grande carattere. Ma viene sconfitto e preso prigioniero.
I vincitori gli offrono salve la vita e la stessa corona, a patto che rinneghi la sua fede religiosa e che si dichiari vassallo dei danesi. Edmondo risponde due volte no, e subito le frecce danesi lo trafiggono. La sua morte segna la fine del regno dell’Estanglia, ma l’Inghilterra si riempie del suo nome. Il giovane re sconfitto diventa una bandiera. Prima che finisca il secolo, una moneta coniata durante il suo regno viene già chiamata “penny di sant’Edmondo”.
Già santo, già canonizzato dai compatrioti; e più tardi la Chiesa lo proclamerà patrono d’Inghilterra. Il suo corpo avrà definitiva sepoltura a Beadoricesworth, che oggi si chiama Bury St. Edmund (a circa 50 km da Cambridge). Al suo nome si è intitolata una congregazione di sacerdoti inglesi, i “Preti di sant’Edmondo”.
Autore: Domenico Agasso