Il Papa farà la sua prima opera di misericordia corporale del Giubileo andando alla Caritas della Stazione Termini, in via Marsala, la strada che conosce chi prende il treno a Roma.
Ai tempi del catechismo di san Pio X si imparavano domande e risposte a memoria e quindi tutti sapevano elencare le opere di misericordia spirituale e corporale. Sono importanti tutte ma noi, chissà perché, prediligiamo quelle spirituali. Papa Francesco compie questi gesti “corporali” per dire che questa preferenza non va bene. Noi diamo più importanza alle opere di misericordia spirituali forse perché lo spirito non si vede. Non odora, non si tocca, non occupa spazio, non ti chiede nulla che non possa essere studiato, compreso, ripetuto con calma. Il corpo no. Il corpo si vede. Odora. Si può toccare e ti tocca. Occupa spazio e a volte te ne chiede. Vuole il tuo spazio. Tutto quello che chiede deve uscire dalle tue mani. Lo devi fare, prendere, pulire, lavare, cucinare, aprire, porgere, imboccare, rimboccare, curare. Tante cose fa il corpo, tante cose il corpo chiede di fare. Per questo, per evitare l’invadenza del corpo, troppo spesso facciamo il gioco delle tre carte con la misericordia e preferiamo quella spirituale. Ma non c’è nulla di spirituale nell’uomo che non abbia un corpo, un’esigenza corporale. E non c’è nulla di corporale nell’uomo che non sia regno dello spirito anche. Nulla. Neanche le piaghe di un condannato a morte di 2000 anni fa. Neanche la barba da tagliare di un senza tetto della stazione Termini di Roma di oggi.
Non c’è nulla di corporale nell’uomo che non sia regno dello spirito. Nulla. Non c’è anima che se ne vada in giro da sola con la coscienza a braccetto. In giro non ci sono corpi “involucro di organi” che se ne vanno in giro come automi. No. In giro ci siamo noi. E siamo persone. Siamo più che un’unione di corpo e anima. Siamo un corpo che sa di spirito, e siamo uno spirito con la pelle coperta e bene al caldo per proteggerci dal freddo che è arrivato in questi giorni. Ci sono dei cristiani che lo stanno capendo. La parrocchia di San Saturnino, a Roma, domenica scorsa, cercava tra i suoi parrocchiani dei giovani, maschi, che venissero il sabato ad aiutare i senza tetto del quartiere a fare le docce. Sì. La canonica, e i sacerdoti che la abitano, hanno aperto casa, e bagni, ai poveri perché possano lavarsi. Le donne, come spesso accade, hanno detto subito sì, ma le donne senza tetto, grazie a Dio, sono poche. C’era il problema dei maschi. Ecco questo è un esempio di come possiamo fare di ogni porta di casa una porta della misericordia esattamente come oggi pomeriggio il Papa farà a Termini. C’è gente che l’ha capito. Altri, forse, meno. Ciascuno di noi scelga da che parte vuole stare.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost