Signorie vostre demoniche, vi ringrazio per essere rimasti con noi fino ad ora. Con oggi siamo giunti all’ultimo capitolo del nostro viaggio nelle Sette Opere di Misericordia Spirituale, che abbiamo visto come trasformare, opportunamente per noi, in altrettante opere di crudeltà spirituale. Arrivati al termine, devo confessarvi che il termine crudeltà che ho scelto per etichettarle non mi soddisfa pienamente.
La crudeltà, infatti, nel comune vocabolario umano, è qualcosa di assolutamente perverso e maligno, ma senza un vero scopo. Se perversità e malignità si adeguano perfettamente alla mia indole, la seconda parte non è così vera. Infatti in me, e in noi diavoli in generale, l’essere crudeli ha uno scopo preciso: l’allontanare dal Nemico che sta lassù, il più possibile, il mortale che abbiamo tra le grinfie.
E questo per due ragioni: il nutrirci di lui, e l’arrecare dispiacere Lassù. In ambedue le ragioni è la gioia, la nostra completezza. Mentre, invece, per coloro che vivono ancora come schiavetti del loro signore celeste, essere completi risiede in quella specie di dipendenza reciproca che chiamano comunione.
Questo ci porta appunto all’ultima Opera:
Recto: 7 Pregare per i vivi e per i morti
Devo ancora una volta approfondire i termini per coloro di voi che hanno poca dimestichezza con il mondo mortale, per i quali immagino questa storia della preghiera desti non poche perplessità. Lasciate che vi definisca meglio in cosa consiste: nel supplicare qualcuno, in questo caso il nostro nemico o uno dei suoi intermediari, che avvenga qualcosa che chi prega desidera ardentemente.
Sconcertante. Se non si adopera la violenza, senza ricattare, come sperare di essere esauditi? Perché qualcuno dovrebbe concederci qualcosa, se non ne ha lui per primo un vantaggio? A quale scopo pregare per altri vivi e perfino morti, e non solo per se stessi?
Sono interrogativi che non hanno risposta. Dopo molto studio delle faccende umane, sono giunto alla conclusione che sia appunto la comunione, quella strana collaborazione che vi descrivevo pocanzi, la risposta alla questione. Per qualche motivo il Nemico incoraggia i mortali ad occuparsi l’uno delle faccende degli altri. Quella famosa misericordia che avevamo già incontrato.
Ma sul perché debba aspettare che sia una delle sue insignificanti creature a implorarlo prima di agire in favore di un’altra anima altrettanto insignificante ci è ignoto. Ha forse a che fare con la libertà dei mortali, o con il metterli alla prova, e può darsi persino sia legato a quel dolore che sembra incapace di impedirci di usare.
Certo è che più di una volta abbiamo visto il Nemico sottrarci all’ultimo un boccone che davamo già per acquisito. E’ uno dei trucchi che usa più spesso, uno dei vantaggi che ha grazie all’essere fuori da quel tempo che invece lega noi e gli esseri umani. Noi riusciamo a vedere solo quanto accade nel presente; ma se qualcuno in futuro pregherà per la salvezza dell’uomo a cui ci stiamo dedicando questo non ci è dato da conoscere.
Sapete tutti cosa accade: stiamo dando il tormento a qualche tizio ed improvvisamente ci troviamo sbattuti fuori, avvolti da una luce dolorosa, impediti a proseguire. Oppure abbiamo fatto di tutto per non farlo incontrare con i Servi del Nemico, e questi si presentano a lui inaspettati; o, peggio ancora, arriva da Lassù una parola, un avvenimento che distrugge in un attimo anni interi di nostre accurate preparazioni.
Non che non possa accadere comunque, anzi; ma in caso di preghiere è quasi garantito che la Grazia del Nemico arrivi a romperci le uova nel paniere. Rassicuratevi, però, nessun automatismo. Demonietti miei, non c’è da spaventarsi: sta in ogni caso all’umano accettare il suggerimento che gli arriva di Lassù. Fosse altrimenti, qui da noi ci sarebbe una bella carestia.
Come evitare allora una preghiera efficace? Ci sono moltissime maniere. Vi elenco le più utili. Invece di far concentrare l’umano che avete in custodia su una persona reale, sviate la sua attenzione su soggetti generici. Più spirituali e meno concreti sono, meno beneficio ne trarrà lui personalmente e colui per cui prega. Guidatelo verso slanci sentimentali non rivolti in ginocchio al Nemico, ma gettati lì spontaneamente, così come capita. Ci abbiamo messo secoli a far credere che la preghiera, al contrario di qualunque altra attività, non abbia bisogno di metodo e forma per servire a qualcosa. Non buttate via il lavoro di tanti demoni migliori di voi.
Gettate continuamente dubbi sul fatto che funzioni davvero; evidenziate dove non è servita, e dove invece sia esaudita suggerite che sarebbe andata così comunque. Mai e poi mai deve essere attirata l’attenzione sul fatto che la preghiera peggiore per noi è quella che si affida integralmente alla buona volontà del Nemico stesso. “Sia fatta non la mia, ma la tua volontà” è una frase che il Nemico sembra trovare irresistibile.
Tenete conto che gli umani raramente hanno ben presente per cosa o per chi pregare. Chiedono cose piccole, che non hanno probabilità di essere, quando potrebbero e dovrebbero chiederne di grandi, se vogliono sfuggire ai nostri forconi e alle nostre forchette. Quanto grandi lo sa solo il Nemico, ed è per questo che quando si lasciano andare totalmente nelle sue braccia sono così pericolosi.
Evitate di fare sì che coinvolgano santi e specialmente la Madre. Abituateli a considerarli una superstizione popolare, e non un filo diretto con Lassù che li aiuta a trovare le parole giuste.
Ma più di tutto, educateli all’egoismo. Se li convincete che è la sola libertà che decide della sorte degli uomini, è fatta. Perché pregare per uno che ha deciso di peccare? Perché perdere tempo per uno già dannato? Se anche i buoni tacciono sui peccati altrui, se pensano del prossimo “ha scelto lui così”, mai si muoveranno per pregare per lui. Sarebbe inutile, per il loro modo di pensare; e noi avremo la vita (loro) molto più facilmente.
Eccoci dunque all’ultima definizione:
Verso: 7 – Fatevi gli affari vostri!
Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org/Antonio Benvenuti)