Il 20 gennaio 1842 la miracolosa apparizione a S. Andrea delle Fratte all’ebreo ateo Alphonse Ratisbonne, che si convertì, si fece sacerdote e andò in Palestina per fare apostolato a ebrei e musulmani
Il 20 gennaio è una data preminente della devozione mariana a Roma. Ogni anno infatti si fa memoria dell’unica apparizione certificata della Vergine dentro le mura della Città Eterna. La si fa presso la Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, tra Piazza di Spagna e la Fontana di Trevi, dove nel 1842 si consumò il celeste prodigio.
L’antefatto di quanto sarebbe avvenuto il giorno successivo, si ebbe nella notte tra il 19 e il 20 gennaio nella camera da letto di Alphonse Ratisbonne, un uomo d’origine ebraica che si definiva ateo ed anticlericale. Una croce nera, sprigionante inquietudine, gli apparve in sogno e fu per lui fonte d’angoscia. L’uomo, proveniente da Strasburgo, si trovava a Roma nell’ambito di un viaggio attraverso le più importanti città europee. Il 20 gennaio 1842, qualche ora dopo l’incubo che aveva turbato la sua notte, accompagnò un amico, il barone Teodoro De Bussière, a fare una passeggiata per le vie dell’Urbe.
Giunti a Sant’Andrea delle Fratte, dove il barone aveva intenzione di prenotare una Messa in suffragio di una persona a lui cara, Ratisbonne decise di entrare malgrado la sua mancanza di fede. Fu subito attratto dall’architettura barocca della chiesa, rimanendo affascinato dinanzi agli Angeli con i simboli della passione del Bernini e alle spettacolari forme progettate dal Borromini.
Ciò che lo lasciò trasecolante, all’improvviso, non fu tuttavia una pur grandiosa opera umana. Giunto di fronte all’altare dedicato a San Michele, Ratisbonne rimase a lungo inerte, con gli occhi sgranati e un sereno sorriso disegnato sul volto. Lui stesso, nel corso del processo canonico del giugno 1842 nel quale si dichiarerà la straordinarietà dell’evento, raccontò che gli apparve una donna di straordinaria bellezza, emanante luce, nella quale riconobbe l’immagine della Vergine Maria raffigurata nella medaglia miracolosa.
Successivamente raccolse in un diario la sua testimonianza (consultabile nel libro Conversione di un israelita, ed. Amicizia Cristiana – 2008). Ecco come descrisse quell’evento:
“La Vergine non pronunciava alcuna parola, ma compresi perfettamente… provavo un cambiamento così totale che credevo di essere un altro, la gioia più ardente scoppiò nel profondo dell’anima; non potei parlare… non saprei render conto delle verità di cui avevo acquisito la fede e la conoscenza. Tutto quello che posso dire è che il velo cadde dai miei occhi; non un solo velo, ma tutta la moltitudine di veli che mi aveva circondato, scomparve… uscivo da un abisso di tenebre, vedevo nel fondo dell’abisso le estreme miserie da cui ero stato tratto a opera di una misericordia infinita… tanti uomini scendono tranquillamente in questo abisso con gli occhi chiusi dall’orgoglio e dall’indifferenza… mi si chiede come ho appreso queste verità, poiché è certo che non ho mai aperto un libro di religione, non ho mai letto una sola pagina della Bibbia: tutto quello che so è che, entrando in chiesa, ignoravo tutto, e uscendone, vedevo tutto chiaro… non avevo alcuna conoscenza letterale ma interpretavo il senso e lo spirito dei dogmi, tutto avveniva dentro di me, e queste impressioni, mille volte più rapide del pensiero, non avevano solamente commosso l’animo, ma l’avevano diretto verso una nuova vita… i pregiudizi contro il Cristianesimo non esistevano più, l’amore del mio Dio aveva preso il posto di qualsiasi altro amore”.
Un amore, quello descritto da Ratisbonne, che lo diresse presto verso una nuova vita. Scelse di battezzarsi appena qualche giorno dopo, il 31 gennaio 1842. E poi raccolse dal profondo del suo animo la vocazione al sacerdozio. Abbandonò la prestigiosa carriera di avvocato e gli agi derivanti dalle ricchezze di famiglia, entrò nella Compagnia di Gesù e divenne sacerdote nel 1848.
L’apparizione mariana di Ratisbonne sconvolse non solo la sua vita, bensì anche quella di suo fratello Théodore. Egli, già convertito al cattolicesimo, battezzato nel 1827 e ordinato sacerdote nel 1830 (curiosamente lo stesso anno dell’apparizione a Santa Caterina Labouré da cui deriva la medaglia miracolosa), decise dopo quell’evento prodigioso di fondare la congregazione delle Religiose di Nostra Signora di Sion, destinata all’apostolato missionario nei confronti del mondo ebraico. In particolare, queste religiose si rivolgevano ai tanti ebrei immigrati a Parigi dai Paesi dell’Est Europa, desiderosi di far educare cristianamente i propri figli.
Il missione di Théodore coinvolse Alphonse Ratisbonne, tant’è che, previa licenza di papa Pio X, si allontanò dai gesuiti scegliendo di aderire alla congregazione fondata da suo fratello. I due partirono così per la Palestina, dove si dedicarono all’apostolato nei confronti di ebrei e musulmani e dove fondarono un convento presso il pretorio di Pilato, nella città vecchia di Gerusalemme. È qui che Alphonse spirò il 6 maggio 1884 ed è qui che è sepolto.
A Sant’Andrea delle Fratte, il luogo dove iniziò in modo straordinario il suo cammino a nuova vita, ogni anno il 20 gennaio viene celebrata l’apparizione. Alle ore 12, davanti alla Cappella rinominata della Madonna del Miracolo, in presenza dei frati dell’Ordine dei Minimi, a cui è affidata la parrocchia, si recita una supplica preceduta dal racconto dell’apparizione.
Incessante il pellegrinaggio dei fedeli, provenienti da Roma e non solo. Numerosi sono coloro che, proprio come Alphonse Ratisbonne, hanno avuto forti esperienze di conversione. La Madonna ha infatti continuato a dispensare da qui miracoli e guarigioni anche dopo il 1842, come testimoniano i tanti ex voto affissi sulle pareti. Essi sono il simbolo di un’efficacia mariana che da 174 anni non viene mai meno. Non a caso Papa Benedetto XV chiamò la basilica di Sant’Andrea delle Fratte la “Lourdes romana”.
di Federico Cenci per Zenit.org