In quel tempo, giunto Gesù a Nazaret, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Luca 4,24-30.
A volte i più lontani.
Sono i più vicini.
A volte i più vicini.
Sono i più lontani.
E quanto questo faccia male.
Non so dirlo.
Posso dire solo che sembra di morire.
Che sembra di essere senza casa, orfani, soli.
E allora l’unica cosa da fare.
È tacere.
È andare via.
Mettersi in cammino.
E fare del mondo, casa.
E fare di tutti gli uomini, la propria famiglia.
Quando sono proprio i miei che non mi vogliono.
Quando è proprio la mia famiglia che non mi vuole.
Quando è proprio dalla mia casa che arriva l’incomprensione più totale.
L’unica è tacere.
Guardare.
Passare.
Riprendere il cammino.
Senza amore non c’è comprensione.
Inutile continuare a spiegare.
Tacere e andare è l’unica soluzione per non morire.
Di Don Mauro Leonardi