Giorgio Ariani era la voce di Oliver Hardy dopo Alberto Sordi, e di Ten; ha fatto film come “L’esercito più pazzo del mondo” ed è stato un grande del varietà con “L’altra domenica” di Arbore del 1976. È uno di quegli attori che magari il nome non lo sai ma poi vedi il volto e lo riconosci.
Ai suoi funerali la figlia voleva cantare “La prima cosa bella” di Nicola di Bari per dedicarla al papà ma il parroco non ha dato il permesso: quando lei, a fine funzione, non se l’è sentita di tacere il suo dolore e ha cantato, il parroco è sceso dall’altare ed è andato via. Pieraccioni viene intervistato e dice: “Si capisce il motivo dell’allontanamento dei ragazzi dalla chiesa, è il problema del perché i giovani non si riconoscono più in certi sacerdoti anche se non tutti sono così…”.
Da notare che la canzone viene cantata sì in chiesa, ma a cerimonia religiosa conclusa: cantare una canzone, come recitare una poesia, o leggere una lettera o dare una testimonianza personale, è un modo per prolungare il funerale perché quello è il momento in cui la persona cara che è morta, è ancora con te. Dopo vengono quelli delle pompe funebri e mentre sei risucchiato dai baci e abbracci di parenti e amici, la salma di chi ami se ne andrà tirata su dalle mani di sconosciuti e chiusa, pressata tra i fiori, in una macchina che potrai solo seguire nel traffico e poi il cimitero, le pratiche per entrare, la sepoltura a metà perché poi continuano gli addetti del comune.
Insomma che male c’è a lasciare alle persone care di fermarsi un attimo di più a parlare, a declamare, a suonare o a cantare? La chiesa non dovrebbe essere l’ultimo luogo in cui poter stare ancora un attimo insieme con chi non vedremo? Che problema c’è a salutarci? Ogni famiglia davanti alla morte dei propri cari ha i propri legami da lasciar andar via, da sciogliere. Ogni figlia ha il suo segreto con il proprio papà: magari avevano cantato “La prima cosa bella” in un momento per loro importante, indimenticabile, che ne sappiamo? Se vuole cantare – oltretutto a Messa finita – che problema c’è?
Rimanere in piedi davanti alla salma di tuo padre può essere più facile se canti. Una canzonetta? Per te e per me forse sì, ma per lei era un ricordo. Aggiungo inoltre che la gente di spettacolo ha una spiccata sensibilità per le arti. Se fosse stato il funerale di Edoardo De Filippo avremmo vietato di leggere un suo brano? E poi, i salmi di Davide non erano cantati? Una figlia che canta “La prima cosa bella” per fare l’ultima cosa bella che può fare davanti al papà morto, che male fa? Perché uscire dalla chiesa? L’altare è un luogo anche per cantare e pregare e sant’Agostino diceva che cantare raddoppiava la preghiera. Non è una bella vincita, raddoppiare la posta? Se crediamo che la vita vinca la morte, le vittorie vanno cantate, si meritano un’ode. Da sempre e per sempre.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’huffingtonpost
Un prete ottuso, senza alcun dubbio. Sono stata a un funerale pochi mesi fa e alla fine della funzione hanno messo il disco di Modugno, “Volare” perché era il preferito del defunto.
sempre meglio non giudicare… per non essere giudicati