Gentile Padre Angelo, le pongo un quesito assai difficile, non so se nella storia della Chiesa qualcuno abbia mai tentato di darne una spiegazione o una risposta. Chi ha creato Dio? O meglio questa “Onnipotenza” di Dio, da cosa ha avuto origine? Non riesco a concepire qualcosa di simile che esista così, ab aeterno, eppure se fosse stata creata a sua volta non sarebbe onnipotenza…
Sento che la mia mente a un certo punto si inceppa tentando di dare una risposta. Se è vero che l’Universo, il tempo e lo spazio in cui viviamo hanno avuto un’origine precisa nella storia, che ne è di quanto c’era prima, e pur non esistendo ancora la dimensione tempo, come si può ammettere che Dio sia SEMPRE esistito?
La ringrazio e tante benedizioni per il suo lavoro!
Roberto
Risposta del sacerdote
Caro Roberto,
1. non sono poche le persone che si fanno la domanda che ti fai tu.
Giunte anche razionalmente alla conclusione dell’esistenza di Dio come Creatore, si domandano: “E Dio chi l’ha fatto?”.
Si pongono questa domanda senza accorgersi di fare un errore molto grande.
Dopo aver concluso che gli esseri di questo mondo esistono senza avere in se stessi la ragion d’essere, perché possono perdere l’esistenza e senza dubbio prima non ce l’avevano, concludono giustamente: dunque la loro esistenza deve derivare da un essere che è diverso da loro, che ha in se stesso la ragion d’essere, e questo essere è Dio.
2. Dopo essere giunto a dire “la loro esistenza deve derivare da un essere che è diverso da loro” subito – dimentichi di quello che hanno detto – si domandano: “E Dio chi l’ha fatto?”.
Se questo essere che è il loro Creatore è diverso, significa che da parte nostra non è pienamente concettualizzabile.
Dio, proprio perché è “diverso”, è al di là di tutto ciò che noi possiamo immaginare o pensare.
È, come dicono i teologi, “il totalmente altro”.
3. Di Dio, certo, siamo capaci di dire tante cose: che è esistente, che è intelligente, che è onnipotente, onnisciente, infinito…
Ma quando diamo tutti questi attributi a Dio non glieli diamo nella medesima linea in cui li vediamo espressi nelle realtà di questo mondo, ma in una maniera che li trascende del tutto, che da noi è inimmaginabile.
Per questo i teologi dicono che di Dio – a partire dalle cose di questo mondo – sappiamo più quello che non è che quello che è.
San Tommaso con la sua solita chiarezza dice: “Ora, dagli effetti divini non possiamo conoscere la natura di Dio come è in se stessa, fino al punto di saperne la definizione; ma la conosciamo per via di eminenza, di causalità e di negazione, come abbiamo già detto. Solo in tal modo il termine Dio significa la natura divina. Questo nome infatti serve a indicare un essere che è al di sopra di tutto, che è il principio di tutto e che è diverso (essenzialmente) da tutto. Questo è l’essere che intendono designare coloro che pronunziano il nome di Dio” (Somma teologica, I,13,8, ad 2).
4. Per via di eminenza, di causalità e di negazione significa, ad esempio, che Dio ha l’esistenza in maniera infinitamente superiore a tutti gli esistenti (eminenza), che è causa di ogni esistente (causalità), e che della sua esistenza possiamo dire che non è come la nostra (negazione).
Nella Somma contro i gentili San Tommaso dice la stessa cosa: “Di Dio non possiamo comprendere che cosa sia, ma che cosa non sia e in quale modo gli altri esseri si relazionino a Lui” (Non enim de Deo capere possumus quid est, sed quid non est, et qualiter alia se habeant ad ipsum”, Contra Gentes 1,30).
Pertanto sappiamo di Dio che è, ma non ciò che è, nell’abisso impenetrabile della sua natura.
Dire di lui che esiste, che è causa dell’essere, che non è nulla di ciò che è creato, ma che trascende ogni cosa, non vuol dire sapere quale sia in se stesso il modo dell’essere divino.
San Paolo dice in altre parole che “Dio abita in una luce inaccessibile, nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo” (1 Tm 6,16).
4. Qui la nostra mente si ferma in atteggiamento adorante e pieno di stupore.
Domandarsi chi l’abbia fatto o da dove venga fuori è la stessa cosa che dimenticarsi che il Creatore è totalmente altro.
Alla sua esistenza noi risaliamo dalle opere da Lui fatte.
Non possiamo domandarci: perché esiste piuttosto di non esistere?
Di fatto esiste. E lo si evince dalla creazione da lui fatta.
La nostra ragione deve riconoscere il suo limite creaturale.
Per questo Sant’Agostino arriva a dire: “Se lo comprendi, non è Dio” (si comprehendis non est Deus” (Sermo 117, III,5).
Secondo san Tommaso la suprema conoscenza che possiamo avere di Dio è che egli trascende tutti i nostri pensieri, che è al di sopra di tutto quello che possiamo pensare di lui: “haec est summa cognitio quam de ipso in statu viae habere possumus, ut cognoscamus Deum esse supra omne id quod cogitamus de eo” (De veritate, 2,1, ad 9).
5. Il discorso che abbiamo fatto è elevato, ma era giusto farlo.
Ti ringrazio per la domanda in apparenza banale. È una domanda che in qualche modo si pongono tutti.
Adesso conosci solo l’inizio della risposta.
Per averne la pienezza dovrai attendere di vederlo “faccia a faccia” (1 Cor 13,12) secondo l’espressione di San Paolo.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo