Raimondo Caputo il presunto assassino della piccola Fortuna Loffredo detta Chicca, è in isolamento. Lo hanno picchiato gli stessi detenuti. E, quel che è peggio, persone lì detenute perché indagati per analoghi reati di abusi. Cioè, persone accusate di pedofilia hanno picchiato uno come loro perché ciò che quest’ultimo ha fatto è stato “troppo” anche per loro. Hanno voluto “fare giustizia” a loro modo.
Quello che sto raccontando è un caso di “sub giustizia”. È un termine che non esiste, per questo lo metto tra virgolette. La giustizia è una e andrebbe sempre scritta con la G maiuscola: perché la giustizia vera è una, una per tutti, o non è giustizia. È la giustizia che ha i suoi tempi, i suoi processi, i suoi luoghi, i suoi riti, le sue parole.
Poi arriva in carcere un uomo che ha violentato le tre figlie bambine della compagna e ora è accusato di abusi verso una bambina – Fortuna detta Chicca – che una giorno ha tentato di ribellarsi e allora lui l’ha presa in braccio e l’ha gettata dal balcone: e così Chicca è morta. Di fronte a tanto orrore ci sono stati altri orrori in ordine sparso: omertà degli altri condomini, omertà della compagna (ora agli arresti domiciliari), tentativi quasi riusciti di far testimoniare il falso agli altri bambini, alcuni testimoni oculari di quanto successo alla piccola. Ma la luce è venuta proprio dai bambini.
La verità, la sincerità, stanno a un bambino come l’acqua a un pesce. Se li separi muoiono. I bambini imparano la menzogna da noi adulti. I bambini non nascono bugiardi. Bugiardi si diventa. I bambini hanno dato luce grazie al paziente e amorevole aiuto di seri professionisti nelle indagini. Così, i bambini hanno portato alla verità, o meglio hanno riportato la verità nella realtà. I bambini hanno parlato e lo hanno fatto nel modo in cui sanno: disegnando. I bambini non hanno telecamere nascoste, non hanno parole per raccontare quello che Raimondo Caputo faceva. I bambini hanno combattuto con le matite colorate. Hanno disegnato un uomo con la testa piena di serpenti e il resto è venuto da sé. La verità è come il fiammifero del proverbio. Non importa quanto buio sia il buio. Una piccolissima fiamma, lo squarcia. Grazie ai bambini, Caputo è finito in prigione e la “sub-giustizia” – quella extra codice – è andata avanti. La sub giustizia è una giustizia veloce: parte all’improvviso, come un cazzotto. Ha anche lei i suoi processi: veloci. Basta il passaparola di chi è arrivato e la sentenza è immediata. Ha i suoi luoghi: ti aspettano appena nessuno vede e l’applicazione è immediata. Hai suoi riti: non li conosco ma so che i pedofili e gli stupratori in carcere non durano molto. Ha le sue parole: infame, infamia.
Ecco perché quando si sanno queste cose, istintivamente viene da esultare, da essere felice che ora Raimondo Caputo è in isolamento e anche ben pestato. La parte peggiore di me gioisce ma la parte migliore di me deve prendere esempio dai bambini e dalle psicologhe che li hanno aiutati. Al Parco Verde di Caivano, chi sapeva, per paura o per degrado morale, ha taciuto per anni. Bisogna ricacciare indietro il voltastomaco e rimboccarsi le maniche andando a lavorare nelle nostre periferie.
Non esistono solo Caivano o Molenbeek. Ogni periferia, ogni quartiere sub-urbano grida. Lì dove la società, la scuola, la chiesa, la politica, la cultura, lascia un vuoto, qualcuno lo riempie e lo suppura. Ho letto che a Corviale, palazzo lungo un chilometro alla periferia di Roma, luogo di degrado e criminalità, è stato creato un giardino-serra. Tutti portano una pianta e tutto lo curano. Sono sbocciate le brave persone insieme ai fiori. Il video dice più di mille parole.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost