È stato beatificato questa mattina, nella Cattedrale di Vercelli, don Giacomo Abbondo, sacerdote diocesano originario di Tronzano, paese in cui fu parroco per oltre trent’anni. In rappresentanza di Papa Francesco, c’era il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato che ha presieduto la Messa.
Un pastore secondo il cuore di Cristo, interamente dedito alla parrocchia, alle anime, alla Chiesa: questo è stato, dal 1757 al 1788, don Giacomo Abbondo parroco di Trozzano nel cuore del vercellese. E proprio in quegli anni non facili per la Chiesa, egli seppe rispondere con sapienza e fortezza a una triplice sfida. Contrastò l’illuminismo, armonizzando fede e ragione e mettendo al centro della sua pastorale l’annuncio della Parola di Dio.
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Si oppose, al rigorismo del giansenismo, favorendo la frequenza ai sacramenti e incentivando le devozioni popolari, e infine contrastò la diffusione del gallicanesimo, manifestando una speciale venerazione per il Papa e vivendo in piena fedeltà al magistero pontificio.
La riflessione del cardinale Angelo Amato: “Cito solo un episodio. ‘Qui è ignoto il nome di vacanza’: con questa dichiarazione Don Abbondo rinunciò all’usanza vercellese di sospendere la predicazione nei mesi estivi a causa del clima afoso insopportabile. Di conseguenza continuò anche durante l’estate il suo impegno per la catechesi, l’omelia, l’istruzione religiosa. Durante i rigidi mesi invernali percorreva a cavallo le fangose strade di campagna per raggiungere le cascine più lontane e fare l’istruzione religiosa”.
E La carità è stata il fulcro della vita sacerdotale del nuovo beato. Educava i piccoli al Vangelo, con la pratica delle virtù per contrastare l’insorgere dei vizi. Grande il suo impegno nell’aiuto ai poveri, agli ammalati, ai carcerati. Si accertava personalmente delle condizioni degli indigenti, soprattutto di quelli che si vergognavano di fare la richiesta di sussidio. La casa parrocchiale era aperta all’ospitalità di sacerdoti e religiosi impegnati in cura d’anime. Nel suo testamento lasciò tutto alla parrocchia di Tronzano, e ai poveri. Ma qual è il messaggio che ci trasmette oggi il beato Giacomo Abbondo. Ascoltiamo ancora il cardinale Amato: “Don Giacomo ci esorta a imitare San Paolo quando diceva: ‘Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo’. E poi ancora: ‘Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro”.
Il servizio è di Marina Tomarro per la Radio Vaticana