Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Mentre M5S surclassa tutti, Virginia Raggi, però, va dal Papa.
Ci avevano provato tutti a buttar giù Marino ma Ignazio lasciò il Campidoglio solo dopo il rientro del Papa da Cuba quando il vescovo di Roma, a proposito del sindaco che si era presentato a Philadelphia alla Messa conclusiva dell’ottavo incontro mondiale delle famiglie sentenziò “Marino non l’ho invitato io, è chiaro?”. Sì, è chiaro: dimissioni. Quanti eserciti ha il Papa?, chiedeva Stalin. Nessuno ha saputo mai rispondere ma si vede che il potere non è solo quello dei numeri, dei soldi o delle armi.
Ne sa qualcosa il laicissimo Hollande che, alla fine, ha dovuto cedere e ha dirottato Laurent Stefanini – omosessuale, candidato ambasciatore rifiutato dalla Santa Sede – all’Unesco.
Alla fine, la mossa della Raggi che non riesce ancora a presentare la sua Giunta, conferma quello che tutti sappiamo: che quando si tratta di saper vivere, cioè di potere, siamo tutti uguali: non basta internet per essere diversi. Soprattutto se, come avvenuto a Roma, i cattolici hanno votato “la sindaca”: non come a Milano, dove si sono equamente divisi tra Parisi e Sala.
Secondo Ipsos, i cattolici della Capitale, quelli che frequentano settimanalmente la Messa hanno votato Virgina “con nettezza: 57%, contro Giachetti al 43%”.
Insomma, anche per Raggi il Campidoglio ben vale una Messa.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost