Martirologio Romano: A Marsiglia nella Provenza in Francia, san Giovanni Cassiano, sacerdote, che fondò due monasteri, l’uno maschile e l’altro femminile, e, nella sua lunga esperienza di vita monastica, scrisse le «Istituzioni cenobitiche» e le «Conferenze dei Padri» per l’edificazione dei monaci.
Come possibili suoi luoghi di nascita si indicano anche la Russia, la Siria, la Provenza. Di sicuro egli viene da una famiglia importante, fa buoni studi, e verso i vent’anni lo troviamo a Gerusalemme, semplice monaco: non vuole gradi né titoli. Più tardi, con un confratello di nome Germano, trascorre un periodo di vita eremitica nel deserto egiziano, e verso i 40 anni è a Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente, governato dal giovane sovrano Arcadio (e suo fratello Onorio regna sull’Occidente da Ravenna).
Qui Cassiano diviene prezioso collaboratore e amico del patriarca Giovanni, che per la smagliante eloquenza è soprannominato Crisostomo (“Bocca d’oro”), e che lo ordina pure diacono, forzando la sua volontà. Pare dunque che Costantinopoli sia per Giovanni Cassiano un promettente campo di lavoro; ma tutto cambia quando in un conflitto tra il patriarca e alcuni vescovi s’intromette anche l’imperatrice Eudosia: nell’agosto del 403 Giovanni Crisostomo viene deposto ed esiliato, anche perché non ha risparmiato critiche molto dure alla sovrana. Gli amici del patriarca mandano allora Cassiano a Roma, per chiedere al papa Innocenzo I un intervento in favore dell’esule. Ma sarà tutto inutile: richiamato brevemente a Costantinopoli, il Crisostomo si troverà poi nuovamente espulso, e morirà in esilio.
A Roma, Giovanni Cassiano si ferma per alcuni anni, e nel 410 sarà testimone del saccheggio dell’Urbe a opera dei Goti di Alarico. Nel 415 lo troviamo invece in Gallia, a Marsiglia, dove risulta essere anche sacerdote (ma si ignora quando abbia ricevuto l’ordinazione). Qui egli ritorna pienamente monaco, e fondatore di un monastero che sarà lungamente famoso: quello di San Vittore a Marsiglia.
E qui porta a termine le Istituzioni e le Conferenze, due opere fondamentali per il monachesimo occidentale prima di Benedetto da Norcia, che privilegiano la vita comunitaria rispetto a quella eremitica. Per lui, solo il monaco può dirsi imitatore perfetto del Cristo: un’affermazione che sarà poi respinta, perché considererebbe “imperfetti” senza rimedio tutti i credenti non monaci.
Ma a questo “estremismo” di Giovanni Cassiano ha contribuito l’imperatore Teodosio (379-395) che per opportunismo politico ha dichiarato il cristianesimo religione di Stato, praticamente obbligatoria, riempiendo così la Chiesa di pseudo-cristiani, di credenti per obbligo, paura, comodità. È l’immagine di questa Chiesa inquinata a ispirare il rigore di Cassiano. Il quale è già “gridato santo” subito dopo la morte, tra i cristiani d’Occidente e tra quelli d’Oriente, che lo ricordano rispettivamente il 23 e il 28-29 luglio. Il monastero di San Vittore, nel quale Giovanni Cassiano ha concluso la sua vita (trovando, secondo le sue parole, il “sicurissimo porto del silenzio”), è poi andato distrutto durante la Rivoluzione francese.
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