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Congregazione gesuiti eleggerà il nuovo Preposito generale

Da domenica prossima, 2 ottobre, si riunisce a Roma la Congregazione Generale della Compagnia di Gesù per eleggere il nuovo Preposito Generale, successore di padre Adolfo Nicolás. Stamani a Roma è stata presentata questa 36.ma Congregazione Generale con ricchezza di particolari. I lavori prenderanno il via lunedì, all’indomani di una Concelebrazione nella Chiesa del Gesù. Il servizio di Debora Donnini:

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Sono 212 gli elettori provenienti da tutto il mondo che dovranno eleggere il 31.mo successore di Sant’Ignazio di Loyola. Per essere eletto sono necessari più del 50 per cento dei voti, in questo caso quindi almeno 107. I lavori si terranno presso l’Aula rinnovata della Curia generalizia a Roma. Alla conferenza stampa è stata illustrata, con ricchezza di particolari, la modalità di elezione del Superiore generale di quello che è il più grande Ordine di presbiteri e fratelli della Chiesa cattolica. La Congregazione avrà il compito prima di tutto di accettare le dimissioni di padre Nicolás, poi di eleggere il nuovo Superiore generale, quindi di deliberare su questioni centrali per la stessa Compagnia di Gesù, fondata nel 1540. Il primo che deve essere subito informato su chi è stato eletto, è il Papa, poi il nome sarà annunciato ufficialmente, ha spiegato padre Orlando Torres, rettore del Collegio Internazionale del Gesù, che ha preso la parola assieme ad altri padri gesuiti, tra cui padre Federico Lombardi, in conferenza stampa. Non ci sono candidati ma quattro giorni di preghiera, raccoglimento e penitenza precedono l’inizio delle votazioni. In questi giorni ci possono essere scambi di informazioni, a quattrocchi. Attualmente i gesuiti in tutto il mondo sono 16.740. E mentre si registra una diminuzione in Europa e in America, c’è una crescita in Asia e in Africa: situazione che si va man mano rispecchiando anche nella formazione della stessa Congregazione Generale. “Verso il largo, dove è più profondo” è il logo di questa 36.ma Congregazione, ispirato dall’esortazione di Papa Francesco ai gesuiti nel 2014: il Papa li aveva incoraggiati a saper discernere in tempi difficili, chiedendo di remare insieme al servizio della Chiesa. Papa Francesco, in quanto gesuita, partecipò a due Congregazioni generali, la 32.ma e la 33.ma.
Sull’esperienza dei 4 giorni che precedono il voto, detti “murmuratio”, e su alcuni aspetti dell’elezione, Debora Donnini ha chiesto un approfondimento a padre Federico Lombardi, assistente ad Providentiam e Consigliere generale, presente alla conferenza stampa:

R. – E’ una esperienza molto importante, anche dal punto di vista spirituale. In quattro giorni, uno può avere anche un numero di colloqui e di incontri personali molto grande… Naturalmente ciascuno prende il suo tempo per pregare e per riflettere, però può conoscere, cercare persone delle diverse parti del mondo, fare anche delle domande mirate. La cosa che è difficile da spiegare, ma che avviene realmente, è che nel corso di questi giorni la convergenza nasce, senza bisogno di fare delle discussioni o degli incontri comuni, ma grazie proprio a questa rete continua e intensa di scambio e di comunicazione personale. Quindi la grande preoccupazione molto bella di Sant’Ignazio di evitare che ci siano partiti, che siano gruppi di pressione, viene perfettamente garantita da questa procedura. La circolazione delle informazioni utili per farsi un’idea e potersi orientare, c’è comunque ed è molto intensa. In questo senso, come è stato detto, di fatto nelle ultime elezioni – e credo anche in moltissime di quelle precedenti – il consenso è stato raggiunto rapidissimamente.
D. – Gli ultimi tre Prepositi generali della Compagnia di Gesù si sono dimessi. Questa è stata una novità rispetto al passato…
R. – Nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù, scritte da Sant’Ignazio, l’elezione è ad vitam, cioè l’elezione è senza termine. E così continua ad essere. La Compagnia di Gesù non ha messo in questione questo. Allo stesso tempo non è escluso che ci possa essere, invece, un’opportunità e una procedura adatta per la rinuncia o per le dimissioni. Di fatto in un mondo come il nostro – in cui spesso anche la vita si prolunga a lungo, perché le condizioni sanitarie sono migliorate – è sempre più frequente il fatto che sia opportuno che ci sia un termine, che non venga conservata una responsabilità per un tempo lunghissimo, quando – magari per l’età avanzata o per delle malattie o altro – le forze vengono meno. Quindi già da alcuni decenni erano state messe a punto delle procedure per la rinuncia: il Generale può manifestare il suo desiderio di rinunciare, ma ha tutta una serie di consultazioni da fare e poi propone la sua rinuncia alla Congregazione generale, che però è l’unico organo che è deputato a poterle accettare e ad eleggere il successore. Il Padre Arrupe aveva già proposto di dimettersi e poi, però, non lo aveva potuto fare. Poi ha avuto l’ictus ed è diventato incapace di esercitare anche il governo. Con ciò è avvenuta la rinuncia e l’elezione del successore, quando lui era già ammalato. Gli ultimi due, e cioè padre Kolvenbach e padre Nicolás, invece, hanno messo in moto questa procedura e annunciato la loro intenzione di rinunciare.
A margine della conferenza stampa, Debora Donnini ha chiesto al direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, quali siano le attese, per questo evento, dei gesuiti e non solo:

R. – Questa sarà la prima Congregazione Generale sotto un Papa gesuita. E certamente per la Compagnia, che è sempre stata per volontà dei Pontefici sulle frontiere, sui luoghi e sui crocevia – nei luoghi in cui c’è uno scambio intenso tra fede e cultura – questo è un momento veramente particolare per il mondo, con grandi sfide di ogni ordine: culturale e politico. Quindi, la Congregazione Generale sarà chiamata ad aprire gli occhi globalmente sul mondo, con molti rappresentanti che ormai vengono dai continenti, quindi con tutta la ricchezza e la complessità che i continenti differenti pongono. Certamente c’è la grande sfida dell’elezione del Padre generale che condurrà nei prossimi anni la Compagnia verso la sua missione.
D. – C’è una grande presenza di padri gesuiti che provengono dai Paesi del Sud del mondo, e specialmente dall’Asia: questo che peso e che significato ha?
R. – Il problema qui non è comunque la dimensione geografica, direi che è la dimensione spirituale: cioè capire la freschezza delle chiese. Certamente le chiese da cui ormai provengono molti gesuiti – direi la maggioranza – sono chiese che hanno una freschezza, e che porranno delle questioni nuove alla Compagnia e alla Chiesa in generale.
D. – Quando ci si può attendere l’elezione del nuovo Proposito Generale?
R. – Non lo sappiamo. Devo dire che i tempi per la Congregazione sono tempi spirituali, non tempi cronologici: Sant’Ignazio, anche per i suoi Esercizi Spirituali, non ha voluto tempi rigidi, ma ha voluto i tempi dello Spirito. Quindi non sappiamo per esempio neanche quando finirà la Congregazione Generale: potrebbe durare quattro, cinque o sei settimane, non sappiamo proprio. Quindi questo dipende anche un po’ dal ritmo interno, e questo è molto bello, perché si lascia lo spazio all’azione dello Spirito: non si chiude, non ci sono degli schemi prefissati e questo è il respiro, bello e spirituale, della Congregazione Generale dei Gesuiti.

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D. – Questa Congregazione Generale ha prestato anche molta attenzione alla comunicazione; sia nella fase preparatoria ci si è serviti proprio del web, e d’altra parte anche della comunicazione: c’è un profilo Twitter, Facebook, Instagram, oltre al sito, dedicato proprio a questa 36.ma Congregazione Generale…
R. – Sì, è così, anche i Padri all’interno non useranno molta carta: ognuno di noi ha un tablet e si farà tutto su questa base digitale. E questo serve per semplificare, ma anche, a livello di comunicazione esterna, per dare un po’ il senso di quello che avviene. È chiaro che, essendo un processo spirituale, questo va custodito. Ricordiamo quello che ha chiesto Papa Francesco per il Sinodo: il Sinodo dei vescovi inteso come luogo di riflessione spirituale; così anche la Congregazione Generale. Quindi ci sarà una comunicazione che sarà tenuta a un livello interiore. D’altra parte però vogliamo comunicare all’esterno qual è il clima, attraverso le immagini su Instagram e i Tweet. Quindi è una comunicazione complessa, ma rispettosa della dinamica propria della Congregazione.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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