La gente non perdona un sacerdote attaccato ai soldi, il Signore ci dia la grazia della povertà cristiana: è quanto ha detto il Papa durante la Messa a Casa Santa Marta. Erano presenti i segretari dei nunzi apostolici, in Vaticano per il Giubileo dei collaboratori delle rappresentanze pontificie organizzato dalla Segreteria di Stato.
Nel Vangelo del giorno Gesù caccia i mercanti dal Tempio che hanno trasformato la casa di Dio, un luogo di preghiera, in un “covo di ladri”. “Il Signore – spiega il Papa – ci fa capire dove è il seme dell’anticristo, il seme del nemico, il seme che rovina il suo Regno”: l’attaccamento al denaro. “Il cuore attaccato ai soldi è un cuore idolatra”. Gesù dice che “non si possono servire due signori, due padroni”, Dio e il denaro. Il denaro – afferma il Papa – è “l’anti-Signore”. Ma noi possiamo scegliere:
“Il Signore Dio, la casa del Signore Dio che è casa di preghiera. L’incontro con il Signore, con il Dio dell’amore. E il signore-denaro, che entra nella casa di Dio, sempre cerca di entrare. E questi che facevano il cambio di valute o vendevano cose, ma, affittavano quei posti, eh?: ai sacerdoti … ai sacerdoti affittavano, poi entravano i soldi. Questo è il signore che può rovinare la nostra vita e ci può condurre a finire la nostra vita male, anche senza felicità, senza la gioia di servire il vero Signore, che è l’unico capace di darci la vera gioia”.
”E’ una scelta personale” – afferma il Papa, che chiede: “Com’è il vostro atteggiamento con i soldi? Siete attaccati ai soldi?”:
“Il popolo di Dio che ha un grande fiuto sia nell’accettare, nel canonizzare come nel condannare – perché il popolo di Dio ha capacità di condannare – perdona tante debolezze, tanti peccati ai preti; ma non può perdonarne due: l’attaccamento ai soldi, quando vede il prete attaccato ai soldi, quello non lo perdona, o il maltrattamento della gente, quando il prete maltratta i fedeli: questo il popolo di Dio non può digerirlo, e non lo perdona. Le altre cose, le altre debolezze, gli altri peccati … sì, non sta bene, ma pover’uomo è solo, è questo … e cerca di giustificare. Ma la condanna non è tanto forte e definitiva: il popolo di Dio ha saputo capire, questo. Lo stato di signore che ha il denaro e porta un sacerdote a essere padrone di una ditta o principe o possiamo andare in su…”.
Il Papa ricorda i “terafim”, gli idoli che Rachele, la moglie di Giacobbe, teneva nascosti:
“E’ triste vedere un sacerdote che arriva alla fine della sua vita, è in agonia, è in coma e i nipoti come avvoltoi lì, guardando cosa possono prendere. Dategli questo piacere, al Signore: un vero esame di coscienza. ‘Signore, Tu sei il mio Signore o questo – come Rachele – questo terafim nascosto nel mio cuore, questo idolo del denaro?’. E siate coraggiosi: siate coraggiosi. Fate scelte. Denaro sufficiente, quello che ha un onesto lavoratore, il risparmio sufficiente, quello che ha un onesto lavoratore. Ma non è lecito, questo è un’idolatria, l’interesse. Il Signore a tutti noi ci dia la grazia della povertà cristiana”.
“Che il Signore – conclude il Papa – ci dia la grazia di questa povertà di operai, di quelli che lavorano e guadagnano il giusto e non cercano di più”.
+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticnao +++
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Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana