La pace dovrebbe essere uno dei valori universali garantiti ad ogni popolo sulla terra; invece tale ideale non è normato in nessun ordinamento giuridico mondiale, nonostante la “Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace” sia stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite già nel 1984. In essa vengono enumerati i principi fondamentali dello ius internazionale tenendo conto del desiderio e della volontà di tutti gli Stati di eliminare la guerra dalla vita dell’umanità al fine di preservare una condizione di benessere, prosperità materiale e progresso altrimenti impossibile. Al fine di perseguire questo basilare obiettivo, è indispensabile che la politica dei Paesi tenda all’eliminazione delle minacce di guerra, soprattutto di quella nucleare, all’abbandono del ricorso alla forza nelle relazioni internazionali e alla composizione pacifica delle controversie interne ed estere contribuendo così, con ogni mezzo, a garantire l’esercizio delle genti alla concordia. Il testo si conclude dichiarando esplicitamente “che i popoli della Terra hanno un sacro diritto alla pace”. Contrariamente ai principi esposti e firmati nella dichiarazione Onu, che rappresenta la più importante ed estesa organizzazione intergovernativa del mondo, con ben 193 Stati aderenti su 204 compresa l’Italia, nessuna Nazione sembrerebbe muoversi nella direzione del disarmo. Le motivazioni addotte sono principalmente due: la prima consiste nell’asserire che un Paese disarmato è inerme di fronte agli attacchi di possibili nemici. La seconda riguarda l’aspetto economico derivante dagli altissimi introiti che produce annualmente l’industria degli armamenti. Eliminare le guerre, dunque, non sarebbe economicamente conveniente. Esistono però anche voci discordanti. L’esempio maggiormente rappresentativo è quello riguardante il Costarica che ha abolito costituzionalmente l’esercito nel 1949, divenendo un Paese pacifico che ha costruito sull’assenza dell’istituzione militare la base della sua crescita sociale. L’interessante esperimento ha fatto di questa terra un modello guida, all’avanguardia da decenni, per l’intera America Latina.
Un percorso di pace non può prescindere dal disarmo, inteso non in senso restrittivo di “non utilizzo dell’armamentario bellico”, ma esteso anche al non acquisto e alla non produzione di oggetti offendenti la vita e la dignità dell’uomo. Le armi, infatti, creano lutti e divisioni spesso insanabili anche quando non vengono usate direttamente per uccidere. Inoltre, un approfondito studio americano ha evidenziato quanto la pace non solo sia eticamente giusta ma anche economicamente conveniente. I risultati della ricerca statunitense sono sorprendenti: per ogni milione di dollari investiti nel settore militare si creano infatti solo 8 posti di lavoro, mentre se si investe in costruzioni e strutture se ne hanno 11, in tecnologie rinnovabili 12, in cure sanitarie 14 e in educazione pubblica ben 15, vale a dire quasi il doppio. È evidente che dietro alle scelte di finanziare la corsa agli armamenti non ci siano esclusivamente motivazioni economiche, ma le forti spinte delle lobby capitanate dai potentissimi “signori della guerra”, interessati solo al proprio profitto e ciechi alle reali necessità della gente comune. Sarebbe invece opportuno, come suggerito da don Oreste Benzi e dalla Comunità Papa Giovanni XXIII da lui fondata, istituire nel Governo la figura di “Ministro della Pace”, vale a dire una persona realmente motivata e preparata che lavori affinché la pace risulti, quanto prima, tra i diritti fondamentali dell’uomo e che promuova un modello di difesa basato sulla non-violenza, investimenti da destinare al servizio civile e l’istituzione dei corpi civili di pace italiani ed europei.
L’arma della diplomazia, del perdono, della rinuncia all’uso della forza sono i principali strumenti per conseguire stabili risultati. Lo ha ribadito Papa Francesco dal balcone di Piazza san Pietro di fronte ai recenti e drammatici episodi di rivolta in Ucraina tra parte della cittadinanza e i poteri politici locali, scontri che hanno già provocato la fuga del Presidente e centinaia di morti. Il Santo Padre ha auspicato che si sviluppi un dialogo costruttivo tra le istituzioni e la collettività e, “evitando ogni ricorso ad azioni violente, prevalgano nel cuore di ciascuno lo spirito di pace e la ricerca del bene comune”. Solo una società basata su una pace duratura può infatti definirsi veramente progredita e rispondente ai reali bisogni dell’uomo; la pace non può essere considerata solo il traguardo di un lungo e faticoso cammino verso il benessere sociale, ma il presupposto affinché tale ricchezza possa realizzarsi e concretamente arrivare a tutti.
Don Aldo Bonaiuto