Con una Santa Messa nella Basilica del Getsemani, presieduta dal vicario patriarcale mons. William Shomali assieme a padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, si chiude questo sabato a Gerusalemme la Porta Santa, apertasi proprio nella Basilica dell’Agonia il 13 dicembre dell’anno scorso per il Giubileo della Misericordia.
Un anno ricco di piccole ma significative iniziative, spiega ai nostri microfoni l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, francescano, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, che nei giorni scorsi a Roma ha partecipato alla riunione della commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Giada Aquilino per Radio Vaticana lo ha intervistato, partendo dal significato della chiusura della Porta Santa:
R. – E’ lo stesso della chiusura del Giubileo e della Porta Santa un po’ in tutte le parti del mondo: quello di concludere – come ha detto anche Papa Francesco – l’Anno Giubilare facendo anche tesoro di tutto quello che è stato fatto in questo anno e di continuare a tenere aperta – come dice il Pontefice – la ‘Porta della Misericordia’. E chi più di noi? Qui in Terra Santa abbiamo bisogno di misericordia per le tante ferite e divisioni che ci coinvolgono.
D. – Il fatto appunto che le Porte Sante si siano aperte anche e soprattutto là dov’è più acuta la sofferenza dei cristiani e dove la difficoltà di convivenza tra credenti di diverse fedi assume spesso una dimensione ben visibile cosa ha generato lì in Terra Santa?
R. – Ha generato tantissime iniziative. Non ci aspettavamo e non abbiamo avuto grandi eventi che hanno cambiato il corso della storia qui nel nostro presente, però abbiamo avuto tante piccole iniziative a livello di territorio: penso all’aiuto ai rifugiati, agli immigrati; penso alle tante iniziative di gemellaggio tra scuole israeliane e palestinesi. Tante piccole realtà che hanno segnato un po’ il territorio nella vita ordinaria di tante persone.
D. – Purtroppo si registra ancora uno stallo nei colloqui israelo-palestinesi. Quali sono i suoi auspici?
R. – Il mio auspicio è che i politici, coloro cioè che devono prendere le decisioni, abbiano coraggio e visione. Purtroppo, con molto realismo, devo dire che a breve e anche medio termine non vedo tutto questo. Comunque continuiamo a lavorare sul territorio, con la gente, per fare qualcosa. Ci sono molte iniziative a livello di associazioni e anche a livello religioso tra cristiani, ebrei e musulmani, che non fanno notizia e che forse è anche bene che non facciano notizia, perché altrimenti entrerebbero dinamiche di visibilità e di paure che potrebbero complicare il tutto. Ma sono tantissime.
D. – Lei recentemente ha firmato il comunicato congiunto tra Gran Rabbinato di Israele e Santa Sede. Dopo la Risoluzione dell’Unesco che parla dei luoghi santi di Gerusalemme est nominandoli solo in arabo e non in lingua ebraica, cosa si è detto a proposito del tentativo di negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico al luogo più santo, il Monte del Tempio?
R. – Evidentemente in quella circostanza c’era molto disappunto, soprattutto da parte ebraico-israeliana e non tanto per il contenuto, quanto per il modo in cui è stato scritto ed elaborato (il documento di risoluzione, ndr), che è oggettivamente problematico.
D. – Quindi è stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione?
R. – Certo. Bisogna portare rispetto universale per tutti i luoghi santi, quelli musulmani – e ci mancherebbe! – quelli cristiani e quelli ebraici. E soprattutto rispetto per la storia: nessuno vuole negare la realtà presente, ma la storia è quella e non ci sono elementi per cambiarla.
D. – Dopo questo comunicato quale sarà il prossimo passo della commissione congiunta?
R. – Ci saranno altre riunioni ed iniziative qui in Terra Santa e in Israele di proseguimento di questi colloqui su vari temi: il prossimo tema sarà quello su media ed etica, che è un tema molto attuale.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)