Le zone del Centro Italia colpite dal sisma vivono questo Avvento con particolare speranza e spirito di solidarietà, mentre fuori dai centri storici vengono allestiti i primi moduli abitativi. In vista del Natale, a Norcia la popolazione si è stretta intorno ai monaci benedettini. Marco Guerra ha intervistato padre Benedetto Nivakoff, priore della comunità benedettina di Norcia:
R. – Noi viviamo questo Natale in modo simbolico, per certi versi… Il nostro presepe che abbiamo costruito e allargato nel corso degli anni è stato distrutto dal terremoto. Lo avevo riposto nel campanile che è crollato, come tutti possono vedere … Questo presepe è, però, diventato una fonte di buona volontà, perché da quando la gente ha sentito che non avevamo più il presepe, si stanno adesso tutti organizzando per comprarcene uno nuovo. Questo mostra la generosità di spirito dei norcini! Ce ne sono pochi, perché tanti sono fuori Norcia; ma quei pochi che ci sono, ci vogliono molto bene e cercano di aiutarci.
D. – Ricordiamo che nelle zone terremotate del Centro Italia, a cavallo tra Lazio e Umbria, è nato proprio il Presepe: sono le zone in cui San Francesco ha creato il presepe…
R. – Sì, sì; certamente. E’ una espressione molto cattolica della fede, che è una fede internazionale: non basta leggere, ma si vuole vedere, toccare. Nei bei presepi italiani c’è anche il movimento, c’è l’acqua che scorre, c’è il mulino che gira… E’ un segno del movimento ed è molto cattolico.
D. – Qual è la situazione adesso a Norcia? Sono arrivate in questi giorni le prime casette di legno, fuori dalle mura…
R. – C’è ancora uno spirito di preoccupazione, perché c’è gente che è ancora in tenda e la temperatura è molto bassa e c’è la possibilità di neve, quasi ogni giorno… Nonostante tutto c’è anche un senso di solidarietà: tutto il mondo sta venendo a Norcia e nelle nostre parti per darci una mano, in una maniera mai sperimentata, mai pensata e mai vista. E questi gesti ci portano un senso di grande vicinanza da parte di tante persone, da tutto il mondo: dall’Australia, dalla Cina, da Taiwan, dall’America, dal Canada… Vengono da tutte le parti per portarci un omaggio: sono un po’ come i Re Magi che sono venuti a trovare Cristo.
D. – Che donazioni stanno arrivando?
R. – Riceviamo donazioni da tante persone: da privati, da gruppi, da famiglie. Qualche settimana fa l’Organizzazione “CitizenGo”, che è una organizzazione pro-famiglia, ci ha portato una donazione per aiutarci nell’arredamento della cappella; i Cavalieri di Malta di Roma ci hanno portato una grande donazione; l’ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede ci ha portato una grande donazione… Ma ci sono anche tanti altri gruppi che vengono con camion pieni di roba, pieni di cibo; anche attrezzature… Ci danno una grande mano!
D. – La Vergine Maria ha dato alla luce Gesù Bambino in una capanna, al freddo. Questa situazione così precaria può avvicinarvi allo spirito del Natale?
R. – Abbiamo avuto il grande onore di avere il cardinale prefetto della Congregazione del Culto Divino, il cardinale Sarah: è passato al nostro monastero e ha detto: “Le vostre casette mi fanno ricordare Betlemme!”. E lo abbiamo preso come un grande segno di supporto e di incoraggiamento. Ma anche come un punto di partenza per la nostra vita monostica: dopo il terremoto viviamo il nostro voto di povertà con più sincerità, perché è molto più reale e sentiamo la solidarietà con tanti nostri vicini che non hanno più niente. Cristo e la sua venuta è molto di più che la povertà: è Dio fatto uomo, è l’Incarnazione che cambia la storia! Ma lo ha fatto in una certa maniera: lo ho fatto in una mangiatoia, facendo vedere che pur non avendo niente, uno ha tutto. E questo è molto importante quando ci si trova in circostanze di questo genere…
D. – Quindi anche le famiglie di Norcia vogliono vivere questo Natale e i segni del Natale nella gioia. Non bisogna mortificare la speranza, malgrado la distruzione e malgrado i drammi vissuti…
R. – Certo! Però dobbiamo ribadire che la Croce c’è per tanta, tanta gente di Norcia, che non riesce ancora a tornare a casa, che si trova ancora sul Lago Trasimeno, in tenda… La Croce questo Natale c’è, ma cerchiamo di ricordare che questo è anche un segno della Resurrezione: senza la Croce non ci sarà la Resurrezione…
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)