Il dolore trattenuto, nei familiari di 4 delle 6 vittime del disastro aereo di Campo Felice, dura fino al rito della pace e all’eucarestia, poi le note di “Fratello sole, sorella luna” e di “Signore delle cime” sciolgono la tensione troppo a lungo compressa nel rito funebre di una tragedia che ha sconvolto ancora una città intera, e le lacrime toccano tutti i presenti.
Piena la chiesa di San Bernardino in piazza d’Armi di L’Aquila periferia, scelta al posto di quella omonima in centro per ragioni logistiche e di sicurezza sismica; pieno anche il piazzale dove altre centinaia di persone hanno assistito da un maxi schermo alla funzione celebrata dall’arcivescovo metropolita, monsignor Giuseppe Petrocchi. Il presule, commosso in alcuni tratti, nell’omelia ha citato le tante domande che ci si pongono quando avvengono tragedie simili, “perché ora? Perché così? Perché loro?”, invitando a “lasciarle risuonare nel silenzio dell’anima senza risposte banali e fuorvianti perché non esistono anestetici”, ma ricordando anche che “bisogna lasciare che sia Dio, e lui solo, a dare la risposta”. Petrocchi ha anche affrontato l’attualità e le paure di una comunità intera, facendo notare ai rappresentanti dello Stato presenti, dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, al vice presidente del Csm Giovanni Legnini, che “servono leggi lungimiranti e stanziamenti economici adeguati, dando segnali di prossimità duratura e non solo di assistenza durante l’emergenza” per riuscire a contenere in qualche modo la forza della natura.
“Sono fiera di mio padre, era un eroe ed è morto da eroe: ti manderò un bacio con il vento e sono sicura che lo sentirai”, ha detto al termine tra le lacrime Maria Chiara Bucci, figlia del medico Walter. “Beppe era un padre amorevole, ora tocca a me onorare la sua presenza e portare a termine la sua missione. È stata una bella avventura, anche se la favola è finita, ci saranno da scrivere altre avventure e altre favole”, ha detto la moglie di Giuseppe Serpetti.
.
Alla fine il sindaco, Massimo Cialente: “Nei nostri cuori c’è ancora posto per il dolore? Come riusciamo ad affrontarlo? – si è chiesto – È perché vediamo queste divise, abbiamo riscoperto che in questa società esiste comunque una parte che tutti i giorni offre il proprio lavoro e impegno di volontariato in nome della solidarietà che serve a tenere ancora in piedi la nostra comunità”.
di Redazione Papaboys / AnsaWeb