«Non condannate a morte il colpevole del mio omicidio». È la dichiarazione per la vita (“Declaration for life”), fatta autenticare da un notaio nel 1995, di padre René Wayne Robert, ucciso nell’aprile 2016, in Georgia, negli Stati Uniti, da uno dei tanti ragazzi con problemi psichiatrici che sosteneva e che ora è condannato a morte.
Nel testo, reso noto dalla Radio Vaticana, si legge «chiedo che la persona trovata colpevole del mio omicidio non sia condannata a morte, non importa quanto sia stato efferato il crimine e quanto io possa aver sofferto». Si tratta di una sorta di perdono anticipato che evidenzia l’animo misericordioso del sacerdote e al tempo stesso fa capire che padre Robert ben conosceva i rischi che stava correndo, proprio per quelle debolezze con cui lui lottava e per cui pregava ogni giorno.
Il sito della diocesi Saint Augustine, in Florida, fa sapere, inoltre, che il vescovo locale Felipe J. Estévez, assieme all’arcivescovo di Atlanta, Wilton D. Gregory e al vescovo della diocesi di Savannah, Gregory J. Hartmayer sono firmatari assieme a oltre 7.400 persone della diocesi di Saint Augustine di una petizione nella quale si chiede che venga onorato il lascito, il perdono di padre Robert al suo assassino e che a quest’ultimo non venga inflitta la pena di morte.
Padre René Wayne Robert, il cui caso di omicidio è stato denunciato anche nel rapporto sugli operatori pastorali uccisi nel 2016 stilato dall’agenzia Fides, lavorava nella pastorale delle carceri dal 1980, quando arrivò nella diocesi di Saint Augustine assieme ad altri frati francescani. Quando diversi anni dopo i francescani furono chiamati altrove, padre Robert scelse di rimanere per non lasciare l’assistenza ai carcerati. Nel 1995 quindi fu incardinato nella diocesi di Saint Augustine e proseguì il suo impegno a favore degli emarginati e di quelle persone sono privati dei diritti civili, mantenendo sempre uno stile di vita semplice e povero.
Al suo funerale Padre Robert è stato definito dal vescovo di Saint Augustine: «Un umile e generoso servo del Signore, e ha condiviso i suoi molti doni con i poveri, la comunità dei sordi, i carcerati. Sarà ricordato per la sua bontà e il suo amore senza fine per loro”.
L’omicidio di padre René Wayne Robert lo scorso aprile
Padre René Wayne Robert, sacerdote della diocesi di Saint Augustine in Florida, 71 anni, è stato trovato morto in Georgia, lunedì 18 aprile 2016: secondo quanto riportato dalla polizia il religioso era scomparso già dal 10 aprile 2016, giorno in cui padre Robert è stato ucciso. Il presunto omicida, Steven Murray, 28 anni, è stato arrestato dalla polizia ad Aiken, in South Carolina, dopo un rocambolesco inseguimento, mentre era alla guida dell’auto del sacerdote, su cui trasportava diverse armi da fuoco, probabilmente rubate. Era stato appena rilasciato dalla prigione Duval County in seguito a un arresto precedente. A quanto risulta Murray aveva incontrato il sacerdote per chiedergli dei soldi, molti sapevano dell’aiuto che padre Robert offriva agli ex-detenuti e ai senza lavoro. «Avevo problemi mentali e ho perso il controllo» dirà l’uomo ritenuto colpevole ai giudici dopo l’arresto. Ora Murray è condannato a morte.
La richiesta dei tre vescovi: sospendere la pena di morte
Oltre alla petizione portata avanti dai tre vescovi americani, c’è anche un incontro con il procuratore distrettuale che ha lasciato qualche spiraglio di luce: la richiesta è stata sempre la stessa, sospendere la pena di morte per l’uomo ritenuto colpevole della morte di padre Robert. Il vescovo di Saint Augustine si è anche spinto oltre, aggiungendo che Murray merita di essere punito, tuttavia «imporre una sentenza di morte come conseguenza di un omicidio perpetua il ciclo di violenza nella nostra comunità».
Negli ultimi dieci anni la Georgia ha eseguito 33 condanne a morte.
Fonte www.avvenire.it