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Sedici milioni di persone rischiano di morire per la grave carestia che investe Nigeria, Sud Sudan e Somalia

Tragedia annunciata

È un dramma sempre più grave, che si consuma nella quasi totale ignoranza dei media e delle istituzioni internazionali. Tre paesi africani (Nigeria, Sud Sudan e Somalia) stanno affrontando la peggiore crisi umanitaria degli ultimi settant’anni causata da una terribile carestia e da conflitti sempre più cruenti.

 

Le persone coinvolte sono sedici milioni: mancano di tutto, dal cibo all’acqua potabile, dai servizi igienici all’assistenza sanitaria. In questo contesto si moltiplicano le epidemie. A pagare il prezzo più alto sono donne e bambini: almeno un milione di minori potrebbe morire entro la fine dell’anno.
A tracciare un quadro complessivo della situazione, con nuovi dati, è stata l’agenzia internazionale Associated Press (Ap), basandosi sugli ultimi rapporti dell’Onu e delle organizzazioni attive sul terreno. Più di un milione e mezzo di persone sono in fuga dal Sud Sudan a causa dell’inasprimento dei combattimenti, iniziati nel dicembre del 2013, e cercano aiuto nei paesi vicini, per lo più l’Uganda. L’86 per cento dei profughi — evidenzia e denuncia un rapporto dell’organizzazione umanitaria Save the children — è composto da donne e bambini. A peggiorare la situazione c’è poi la carestia che — secondo l’Onu e lo stesso governo sudsudanese — ha colpito nell’ultimo mese almeno 100.000 persone in solo due contee. Più di un milione di bambini sotto i cinque anni — dicono sempre gli esperti dell’Onu — soffrono di malnutrizione grave. Un’epidemia di colera ha iniziato a diffondersi nel giugno dello scorso anno.
La Somalia ha istituito lo stato di emergenza a causa della siccità: ad altissimo rischio sono 2,9 milioni di somali. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 8400 casi di colera, di cui 200 mortali. Se la comunità internazionale non interverrà urgentemente, il paese rischia di andare incontro a una catastrofe ancora più grave di quella che nel 2011 ha provocato la morte di oltre 250.000 persone.
Situazione molto simile si respira nel nordest della Nigeria, dove la malnutrizione colpisce vaste aree dove sono attivi i terroristi islamici di Boko Haram. L’Onu denuncia per i prossimi mesi «condizioni catastrofiche» per oltre 120.000 cittadini e carenze alimentari per undici milioni di persone. La malnutrizione colpisce almeno 400.000 minori nelle zone dove più alto è il livello delle violenze.

 






In tutti questi paesi, dove riesce ad arrivare, è al lavoro l’Unicef che, solo in Somalia, sta fornendo aiuti a 1,7 milioni di bambini sotto i cinque anni. L’agenzia dell’Onu ha bisogno, per il 2017, di 712 milioni di dollari. Complessivamente entro la fine di marzo servono 4,4 miliardi di dollari. Ma ad oggi è arrivato solo il dieci per cento dei fondi necessari. Una strage annunciata già due settimane fa da Stephen O’Brien, sottosegretario Onu per gli Affari umanitari, che ha parlato della «peggior carestia dalla creazione delle Nazioni Unite nel 1945».
Ai paesi dell’Africa orientale si aggiunge poi lo Yemen, da anni nella morsa di una guerra civile senza sbocchi e che vede opposti il governo del presidente Hadi, riconosciuto internazionalmente e sostenuto da una coalizione araba a guida saudita, e i ribelli huthi supportati dagli uomini fedeli all’ex presidente Saleh. Da gennaio è salito da quattro a sette milioni il numero di persone che non sanno se e dove troveranno qualcosa da mangiare.




Fonte:   www.osservatoreromano.va

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