Grande l’attesa per la visita di Papa Francesco questa domenica a Carpi e a Mirandola, due comuni dell’Emilia colpita nel 2012 dal terremoto che fece 28 morti e grandi danni ad edifici e aziende. Il Papa partirà alle 8.15 dall’eliporto vaticano e circa un’ora e mezzo dopo atterrerà al campo di rugby “Dorando Pietri” a Carpi. Il rientro nel tardo pomeriggio.
Sarà la rinascimentale Piazza Martiri, a Carpi, a fare da cornice alla Messa di Papa Francesco domenica mattina. A contribuire al clima di festa che già si respira, la Cattedrale restaurata dopo il terremoto ed inaugurata appena sabato scorso. Testimonianza concreta che dalle macerie si può ricostruire e che il terremoto non ha l’ultima parola. Dopo l’Angelus, la benedizione delle prime tre pietre di tre nuovi edifici nella Diocesi: la parrocchia di Sant’Agata in Carpi, la Casa di esercizi spirituali di Sant’Antonio in Novi e la “Cittadella della carità” in Carpi. Quest’ultima, ospiterà gli uffici della Caritas, ma sarà anche un aiuto per le famiglie in difficoltà, per i giovani, e soprattutto un centro di accoglienza per i padri separati con problemi economici. Intorno alle 13 il Papa pranzerà presso il Seminario vescovile con i vescovi della Regione, i sacerdoti anziani residenti nella Casa del Clero e i seminaristi. Poi l’incontro con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi. Quindi, si recherà per breve tempo nella Cattedrale prima di trasferirsi in auto a Mirandola, dove sosterà nella Piazza antistante l’ingresso del Duomo, ancora inagibile in seguito al sisma. Qui farà un discorso alle popolazioni colpite dal terremoto. In questi territori molto è stato ricostruito anche se mancano, appunto, alcuni centri storici e chiese. E l’ultimo appuntamento, prima del rientro in Vaticano, sarà proprio l’omaggio floreale al monumento che ricorda le vittime del terremoto nella zona adiacente alla parrocchia di San Giacomo Roncole di Mirandola.
A Carpi si attendono circa 60-70mila persone. La macchina organizzativa va avanti a pieno ritmo. Forte la presenza anche dell’Unitalsi, con 3.500 partecipanti. C’è grande voglia di incontrare il Papa o mandargli il proprio saluto, testimonia don Ermanno Caccia, parroco e responsabile dell’ufficio stampa della Diocesi nell’intervista di Debora Donnini.
R. – Abbiamo tanti ammalati in fase terminale, che anche attraverso le cappellanìe che abbiamo negli ospedali, richiedono di far arrivare il saluto al Santo Padre. Consegneremo due sacchi pieni di lettere e preghiere per Papa Francesco. Addirittura ieri abbiamo ricevuto una richiesta da parte di un paesino di montagna, dell’Appennino di Modena, che tra l’altro non è della nostra Diocesi, per portare tutta la scuola dell’infanzia a vedere Papa Francesco. Sono attestazioni della grande simpatia e del grande amore che c’è nei confronti di Papa Francesco.
D. – A Carpi che aria si respira?
R. – Di gioia e di attesa: è un cantiere. Siamo una piccola diocesi – 100mila persone – ma saremo invasi da un reggimento per noi: 400 e più gli accreditati della stampa nazionale e internazionale.
D. – Nel pomeriggio a Mirandola il Papa parlerà alle popolazioni colpite dal terremoto del 2012. Quindi vedrà anche i parenti delle vittime, tra loro anche dei musulmani: è così?
R. – Sì, c’è una famiglia musulmana di un operaio che durante l’evento sismico perse la vita. Incontrerà le famiglie dei defunti. È un messaggio che, attraverso una parola poco ricordata e tante volte nascosta che è la morte e il dolore, riesce ad unire ogni uomo, sia esso musulmano, induista o cristiano. All’interno della comunità civile, Mirandola piuttosto che Carpi, hanno grosse presenze di convivenza pachistane, indiane, che vivono e collaborano insieme.
A cura di Debora Donnini per radiovaticana