Dal sinodo sui giovani a quello sull’Amazzonia: la comunità cattolica di Belém, capitale dello stato di Pará e una delle più grandi città dell’Amazzonia brasiliana, accoglie in pieno le sfide della missione rilanciate dal sinodo in Vaticano, proiettandole verso l’appuntamento dell’ottobre del prossimo anno che, appunto, metterà a fuoco il lavoro di evangelizzazione nella macroregione sudamericana. Del resto il lavoro missionario della Chiesa cattolica in Amazzonia è iniziato circa quattrocento anni fa, proprio dalla fondazione della città di Belém.
«Nelle grandi metropoli dell’Amazzonia convergono molti problemi», sottolinea il vescovo ausiliare di Belém do Pará, Antônio de Assis Ribeiro, per il quale «le grandi sfide da affrontare sono la criminalità infantile e giovanile, il problema della prostituzione, il traffico di droga». Da qui, da parte della Chiesa locale, il varo di uno specifico piano pastorale per la gioventù «articolato in sette aree principali — spiega il presule salesiano all’agenzia Fides — con diverse linee di azione e strategie, per una risposta efficace a questi problemi». Un lavoro che, incarnando in un certo senso proprio la peculiarità del carisma salesiano, viene portato avanti «attraverso la promozione di processi di evangelizzazione in grado di integrare sport, svago, cultura, divertimento, formazione morale e accompagnamento spirituale». Tutto ciò si concretizza in un grande centro di pastorale giovanile, «ambiente in cui — sottolinea — vogliamo promuovere la formazione umana e integrale dei giovani, attraverso la convivenza, la formazione morale e professionale e l’approfondimento del senso della vita».
Molto sentita, a Belém come in altre aree del Brasile, è l’emergenza dettata in questi ultimi mesi dall’arrivo di profughi venezuelani. Per questo assumono particolare importanza l’apostolato della pastorale del migrante e il lavoro della commissione speciale per il confronto sulla questione migratoria. «Attraverso la Caritas ci incontriamo ogni mese e abbiamo già un piano d’azione specifico per questa situazione», spiega ancora monsignor de Assis Ribeiro, per il quale si tratta comunque di una situazione che «va ben oltre le forze ecclesiali, perché c’è bisogno anche di un intervento del governo municipale, statale e federale, e noi stiamo cercando di collaborare». In tale prospettiva, va ricordato, l’episcopato brasiliano ha da poco varato un «piano nazionale per l’integrazione» e di solidarietà verso i rifugiati, finanziato con i fondi dell’annuale campagna di fraternità che la comunità cattolica promuove tradizionalmente in occasione della quaresima. «Si tratta di avviare un processo. Vogliamo che continui e si espanda in tutto il Brasile», ha detto il vescovo di Roraima e presidente della Caritas, Mário Antônio da Silva. Il piano incoraggia le diocesi e tutte le entità che lavorano al servizio di migranti e rifugiati a continuare a prendersi cura di queste popolazioni, senza dimenticare i brasiliani più poveri, che hanno bisogno di un’attenzione speciale. «È possibile, con solidarietà e impegno, fare in modo che il piano di integrazione raggiunga il cuore delle persone, promuovendo l’accoglienza dei migranti in tutto il Brasile», ha spiegato il presule.
L’Osservatore Romano
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