La guerra in Ucraina è giunta al novantaquattresimo giorno. In una telefonata con Macron e Scholz, Putin avverte l’Occidente: “La fornitura di armi a Kiev rischia di creare un’ulteriore destabilizzazione”.
E Zelensky dice: “Servono colloqui diretti con il leader del Cremlino perché è solo lui che decide” Ancora bombe russe su Mykolaiv e altre vittime tra i civili. Mosca pensa di istituire un tribunale in stile Norimberga per i soldati evacuati dall’Azovstal e starebbe valutando un secondo assalto a Kiev. Annunciato un nuovo lancio del missile ipersonico. Kiev: arrivati dagli Usa obici più potenti.
L’Amministrazione Biden sta per infrangere un altro tabù. Dopo l’invio di missili antinave a Kiev, stavolta Washington si prepara a fornire anche lanciarazzi campali a lunga gittata. Parliamo di armi ambigue che, a seconda delle munizioni girate agli ucraini, potrebbero violare alcuni trattati. L’indignazione è ancora forte per l’impiego indiscriminato di bombe a grappolo da parte russa.
Armi dalla dubbia efficacia militare, utili soprattutto a colpire i civili. Ma, adesso, di fronte al potere di fuoco strabordante dei cannoni dell’Armata rossa, gli americani rompono gli indugi e si apprestano a dare a Kiev le stesse armi da molti considerate “semi-illegali” che innervano le linee nemiche. Certo, né gli Stati Uniti, né l’Ucraina hanno firmato il trattato che vieta le bombe a grappolo. Sentono di avere le mani libere, perché il tempo stringe. Vogliono pareggiare i conti con l’artiglieria russa. Ma se arrivassero, come sembra, anche i missili balistici Atacms da 300 chilometri di gittata, sparabili dagli stessi lanciarazzi, salterebbe pure l’accordo multilaterale sul trasferimento di tecnologia missilistica.
Davvero in guerra può diventare tutto lecito? L’accordo, pur non vincolante, ha permesso finora di evitare la proliferazione di certe tipologie di armi. Ne è membro perfino la Russia. Si rischia però ora di sabotare l’intesa definitivamente, aprendo scenari destabilizzanti per gli anni a venire. Russi e americani sono i principali mercanti di armi: detengono il 45% del mercato globale. Se vendessero indiscriminatamente sistemi oggi contingentati sarebbero guai.
Il Cremlino ha naturalmente confermato la disponibilità di Mosca a continuare i colloqui di pace con Kiev, come riporta l’agenzia russa Tass , ma ha fatto presente che il negoziato “è congelato per colpa di Kiev“. Putin ha comunque confermato la disponibilità russa “alla ripresa del dialogo” in qualsiasi momento”, tenendo a precisare che “La fornitura di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente rischia di destabilizzare la situazione e di aggravare la crisi umanitaria“.
Quest’ultima affermazione ci riporta al vero punto della trattativa: il blocco del traffico del grano. Alla richiesta di Machron e Scholz di liberare il passaggio delle navi cariche di grano dai porti dell’Ucraina, Putin ha affermato che la Federazione russa “è pronta a cercare modi per sbloccare l’esportazione del grano, compreso quello che si trova nei porti del Mar Nero“, ma che appunto “la continua fornitura di armi da parte dell’Occidente all’Ucraina” ed anche “le sanzioni” rischiano appunto di “aggravare la crisi umanitaria internazionale”.
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