PUGLIA – BARI – “Cristiani in Medio Oriente, quale futuro?”: è il tema del Colloquio internazionale, promosso dalla Comunità di sant’Egidio, che si terrà a Bari il 29 e 30 aprile con la partecipazione di numerosi patriarchi e dei responsabili di tutte le Chiese cristiane d’Oriente, insieme a quella di ministri e alti rappresentanti dei governi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Usa). Tra i relatori spiccano il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, il ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, e il segretario per le relazioni con gli Stati della Santa Sede, monsignor Paul Richard Gallagher.
“Si tratta del primo summit inter-cristiano – ha detto il presidente della Comunità, – in cui ascolteremo coloro che vivono le realtà delle crisi in Siria, in Iraq, nel Medio Oriente, dove i cristiani vanno scomparendo dopo secoli di permanenza, loro che sono i primi figli di quelle terre. La comunità internazionale è sorda di fronte a questa realtà”. Per Impagliazzo, la comunità internazionale accusa un colpevole ritardo nel “capire la spaccatura delle popolazioni, la rottura della convivenza” in questi Paesi e il pericolo che stanno correndo le minoranze. “Quello che manca – ha sottolineato – è uno strumento legittimato di polizia internazionale, da pensare a livello internazionale, oltre al rafforzamento del governo iracheno contro l’Isis” come invocato recentemente dal patriarca caldeo, Mar Sako, in un’audizione al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
“C’è una necessità – ha dichiarato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità – di riprendere l’iniziativa da parte dei Paesi dell’Unione europea e della Comunità internazionale. La nostra politica si sta riducendo a una politica emergenziale. C’è un vuoto di pensieri e di azioni. La questione madre è quella della pacificazione della Siria e dei Paesi in guerra”. Riccardi, infine, è tornato a lanciare un appello per la Siria e per la città martire di Aleppo. La proposta è quella del novembre del 2014, “Salviamo Aleppo”, ovvero dichiarare “Aleppo città aperta”, “una zona di pacificazione dove non si combatta e che faccia da modello di pacificazione alle altre aree della zona”. “Aleppo – ha concluso Riccardi – sta morendo. È una città che è stata modello di convivenza delle minoranze con i cristiani, i drusi, i musulmani e gli alauiti che hanno vissuto per secoli pacificamente gli uni accanto agli altri”. Fonte: Agensir