In un attimo mi trovai all’in-ferno, ma senza esservi tra-scinata come le altre volte, e proprio come vi devono cadere i dannati. L’anima vi si precipita da se stessa, vi si getta come se desi-derasse sparire alla vista di Dio, per poterlo odiare e maledire.
L’anima mia si lasciò cadere in un abisso di cui non si poteva vedere il fondo, perché immenso. Benché non si vedessero forme corporali, i tormenti straziano le anime dannate (che fra loro si conoscono), come se i loro corpi fossero presenti.
Fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra pia-stre roventi, e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate si infiggessero nel mio corpo.
Ho sentito come se, pur senza riuscirci, si volesse strappargli la lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con un atroce dolore. Mi sembrava che gli occhi mi uscissero dall’orbita, credo a causa del fuoco che li bruciava orrendamente.
Non si può né muovere un dito per cercare sollievo, né cambiare posizione: il corpo è come com-presso. Gli orecchi sono come stor-diti dalle grida orrende e confuse che non cessano un solo istante.
Un dolore nauseabondo e una ripugnante asfissia invade tutti, come se bruciasse carne in putre-fazione con pece e zolfo.
Tutto questo l’ho provato come nelle altre occasioni e, sebbene questi tormenti siano terribili, sarebbe un nulla se l’anima non soffrisse. Ma essa soffre in modo indicibile per la privazione di Dio.
Vedevo e sentivo alcune di que-ste anime dannate ruggire per l’e-terno supplizio che sanno di dover sopportare, specialmente alle mani. Penso che durante la vita abbiano rubato, poiché gri-davano: “Maledette mani, dov’è ora quello che avete preso?”.
Altre anime, urlando, accusava-no la propria lingua e gli occhi… Ognuna ciò che è stata causa del suo peccato: “Ora paghi atroce-mente le delizie che ti concedevi, o mio corpo. E sei tu che lo hai voluto! Per un istante di piacere, un’eternità di dolore!”.
Mi sembra che all’inferno le anime si accusino specialmente di peccati di impurità. Mentre ero in quell’abisso ho visto precipitare delle persone impure, e non si possono dire né comprendere gli orrendi muggiti che uscivano dalle loro bocche: “Maledizione eterna! Mi sono ingannata! Mi sono perduta! Sarò qui per sem-pre! Per sempre! E non ci sarà più rimedio! Maledetta me!”.
Una ragazzina urlava disperata-mente, imprecando contro le cat-tive soddisfazioni concesse in vita al suo corpo e maledicendo i genitori che le avevano dato trop-pa libertà nel seguire la moda e i divertimenti mondani. Era dan-nata da tre mesi.
Tutto ciò che ho scritto è sol-tanto una pallida ombra al con-fronto di ciò che si soffre vera-mente all’inferno”.
Fonte gloria.tv/Istruzione Cattolica
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